Le sarte delle Mascherine di Cardedu

Le sarte delle Mascherine di Cardedu

Si sono chiamate il gruppo delle “mascherine”. Lo hanno scelto loro il nome. Hanno preso il cellulare, aperto WhatsApp e digitato il nome del nuovo gruppo. Le Mascherine. Nome più azzeccato non potevano averlo. Sono Giovanna, Anna, Maria, Gina, Chiara, Raffaella e tante altre. Sono le donne del piccolo comune di Cardedu nel nuorese, sulla costa ogliastrina, che da mattina a sera, cuciono, scuciono, assemblano con cura il materiale che reperiscono per realizzare le mascherine per le strutture ospedaliere, per negozianti, case per anziani e per tutti i privati che ne sono sprovvisti.
Sono la costola dura del paese.
Sono quelle che non chiedono e fanno. Sono quelle che non piangono, ma risolvono. Sono quelle che non credono che lo Stato debba loro qualcosa, perché tutti siamo lo Stato.
Hanno tra i 40 e i 65 anni.
Hanno tempra e coraggio.

Abbiamo incontrato al telefono Giovanna, che ci ha raccontato la sua storia.

Emigrata da piccola, dalla Campania alla Germania per seguire il lavoro del papà. In Germania incontra l’amore. Nascono 4 figli, Antonio Michele oggi un architetto, Raffaele autonomo, Davide studia per diventare ingegnere, Giustina professoressa di inglese.
Suo marito Giovanni, maestro elementare, insegnava nelle scuole tedesche lingua e cultura italiana. Rientrano in Italia nel 95, a Ussassai, in Sardegna.

Come nasce l’idea di diventare la “sarta” delle mascherine?

Da pensionata avevo molto tempo a disposizione e un sogno che non volevo perdere. Desideravo conseguire il diploma, perché quando ero giovane non ho potuto farlo. Iniziai a frequentare la scuola per geometri, ma per vicissitudini varie, ho dovuto smettere. Oggi di tempo ne avevo e anche la possibilità di farlo. Così mi sono iscritta alle scuole serali di Lanusei.

Vivendo a Ussassai, ogni giorno, dovevo fare tanti chilometri, tra curve interminabili. Così ho deciso con mio marito di trasferirci nella casa del mare a Cardeddu, molto più vicina a Lanusei.

Scoppia il Corona Virus. Restiamo “intrappolati” qui. Vengo a conoscenza della carenza di mascherine per il personale medico degli ospedali dell’Ogliastra.

Io di tempo ne avevo, le mie amiche anche e soprattutto, siamo tutte in grado di cucire. Aderisco insieme a loro al gruppo di volontariato per la realizzazione delle mascherine, che aveva messo in piedi una mia concittadina, coordinate dal sindaco di Cardeddu, Matteo Piras.

Lui, a debita distanza, tutti i giorni passa nelle case di tutte noi per ritirarle e distribuirle, e rifornirci del materiale che ci serve, siamo una perfetta catena di produzione!

Credo tantissimo nel valore di ognuno di noi. Tutti possiamo dare una mano!

Come vi siete organizzate all’inizio per la materia prima?

Io avevo molti elastici, altri ne abbiamo rimediati, li ho messi a disposizione di tutte. Un fioraio del paese ci ha dato il tessuto non tessuto. Un altro concittadino ci ha dato il cotone. Avevamo tutta la materia prima.

Ognuna di noi si è messa a lavorare così a casa propria per la produzione delle mascherine.

Siamo 15 persone. Tutte donne. C’è anche qualche marito che offre il suo supporto. Bisogna impegnarsi e fare. Siamo capaci. Perché non farlo. Ci vuole così poco per fare.

Ma quante sartorie abbiamo che stanno ferme, che si mettessero a lavoro anche loro!

Come realizzate le mascherine?

Si prende del tessuto non tessuto, se è molto spesso se ne prende un solo strato, se invece è più sottile se ne mettono due uniti.

Si unisce un rettangolo di stoffa di cotone, nella parte a contatto con il viso, perché altrimenti è irritante e il personale medico ci deve fare molte ore con la mascherina sul volto.

Gli si da una forma rettangolare. Si cuce in modo tale che le cuciture siano solo interne. Si mettono alle estremità gli elastici o fettuccia.

Poi passiamo il ferro da stiro, non caldo, di più! Sono così pronte delle utili ed efficaci mascherine “fai-da-te”. In ospedale hanno anche lo spray per disinfettarle. Così sono perfette! Le facciamo addirittura colorate.

Alla fine di tutta questa vicenda, sarà un piacere incontrare tutte le altre concittadine e sigillare la nostra cooperazione con una buona pizzata, come fossimo vecchie amiche!

L’Italia è un paese di sarti. Non ci si può aspettare che tutto arrivi da fuori, rincara e chiude Giovanna.