Itinerari

Montone, dove tutto è possibile

Siamo in Umbria, il cuore verde d’Italia, lì dove gli Appennini si addolciscono in una distesa di morbide colline. Dove lo sguardo si perde nella bellezza. Dove la forchetta tintinna tra piatti colmi di bontà. E qui, che fa capolino, graziosa e invitante, la bella e ancor medievale Montone che con la sua forma di ellisse, ci racconta eloquentemente le sue origini. Dalle opere di scuola del Perugino e del Signorelli, ai sentieri immersi nel paesaggio verde, Montone sarà la tua scoperta!

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Il suo nome tuona nella storia perugina.
E’ qui che nasce uno dei condottieri più vigorosi di allora: Braccio da Montone, di lui questi luoghi parlano sempre, ancora oggi. Raggiungi il punto più elevato del borgo, li vedi quello che resta della Rocca di Braccio? Fu distrutta. Sui suoi resti c’è l’ex convento di Santa Caterina, che oggi ospita l’archivio storico comunale. Uno dei più importanti dell’Umbria, per il ricco patrimonio documentario. Braccio non avrà più la sua Rocca, ma chissà che non apprezzi cosa oggi è diventata…cosi come lo fanno i tanti visitatori che a Montone vogliono tornare, dopo averla conosciuta la prima volta.

E se anche tu, sei tra questi, salta in macchina. Ti aspettiamo!
Prima tappa alla Collegiata di Santa Maria e San Gregorio. Per chi ama il turismo religioso questa è una meta fondamentale nel nostro viaggio a Montone. È qui che è custodita la Sacra Spina, esposta al pubblico solo il lunedì di Pasqua e la penultima domenica di agosto di ogni anno. Ma la bellezza della Collegiata e la sacralità che qui si respira, meritano una visita in qualsiasi momento dell’anno!
La chiesa è ricca di affreschi e tele, come “L’ultima cena” del fiammingo Calvaert, alza gli occhi, è sopra la porta della sagrestia.
Gli apostoli, in attesa della discesa dello Spirito Santo, sono nell’affresco della volta, realizzato da Giovanni Parenti, caposcuola dell’accademia Fiorentina.

Proseguiamo in direzione del Complesso Museale di San Francesco. Qui è lo stile gotico a farla da padrone nella chiesa dedicata al santo. Guarda la gradinata, che spettacolo il panorama!! All’interno troverai numerosi affreschi di scuola umbra. Con l’attiguo ex convento francescano, la chiesa è il nucleo centrale del Polo museale di Montone. Ma non l’unico! Oltre al Polo di Santa Caterina, nell’ex convento sorto sui resti della Rocca di Braccio, c’è il Polo di San Fedele, dove si trova l’auditorium e il piccolo teatro nel quale viene organizzata ogni anno una stagione teatrale che raccoglie danza, musica e spettacoli di prosa.

Montone è il borgo ideale per ogni gusto!
Sosta meritata, dopo quest’immersione d’arte, nell’incantevole piazza di Fortebraccio. È nel cuore del borgo medievale, da dove partono numerosi vicoli fiancheggiati da case con muratura a cortina. E’ un luogo suggestivo, dove è possibile respirare un’atmosfera d’altri tempi. Puoi vedere, svettante tra i vicoli del borgo, l’alta torre civica con l’orologio su una facciata. Viste d’altri tempi!
C’è poi la cinta muraria, in cui si aprono le tre porte, quella del Verziere, di Borgo vecchio e del Monte, che corrispondono ai suoi tre rioni. Da quale vuoi fare il tuo ingresso?

E ora silenzio. La notte cala. Il cielo si riempie di bellezza. Ti portiamo nell’unico luogo dove vorresti stare in questo momento, l’Osservatorio Astronomico del piccolo borgo di Coloti! A Montone c’è davvero tutto, per trascorrere il tempo nel miglior modo possibile. E come Dante e Virgilio, nell’ultimo verso dell’Infermo, anche noi ci fermiamo a “riveder le stelle”.

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Albino e l’occhio etnografico

Siamo nella Valseriana, ad Albino, il centro abitato più grande delle Orobie Orientali. Meta curiosa per il tuo Fuoriporta. Dall’itinerario dedicato alle chiese, alla passeggiata lungo il fiume Serio, o un divertente outdoor nella Valle del Lujo.

Ascolta “Santhia’, dove il carnevale è storico e colossale” su Spreaker.

E’ inoltre d’obbligo la Ciclovia della Valle Seriana che si sviluppa lungo il corso del fiume Serio che offre passeggiate e pedalate nella natura, lontano da traffico ed inquinamento, per riscoprire spazi un tempo abbandonati, ma dal fascino notevole. Ad essa è collegata l’area Prato Alto, una zona di circa 40.000 metri quadrati di notevole importanza naturalistica. Accessibile al pubblico tutto l’anno, conserva quella che un tempo era l’originale copertura forestale della zona lungo il corso del fiume Serio.

Ma noi vogliamo concentrarci su una meta in particolare: il Museo etnografico.

Racconta i manufatti, elemento che meglio di qualsiasi altro dà voce al lavoro e alla cultura popolare locale, in particolare alla civiltà contadina.

E’situato a Comenduno nell’edifcio con la torre, una dipendenza della Villa Briolini Regina Pacis, ora di proprietà del Comune di Albino, un tempo utilizzato per raccogliervi la parte padronale dei generi prodotti dai mezzadri dei Briolini, industriali della seta.

Gli allestimenti museali sono suddivisi in sei diversi ambienti della villa Briolini Regina Pacis.
Al piano terreno dell’edificio con la torre, potrà essere seguita la sequenza granoturco-frumento, che documenta compiutamente le fasi lavorative necessarie alla produzione di farine alimentari partendo dalla terra che il contadino aveva in dotazione.
Ci sono poi…

CASA CONTADINA
Al primo piano si possono ripercorrere gli ambienti di una casa contadina, dove le famiglie contadine vivevano e lavoravano, dove sono esposte le attrezzature che vi trovavano posto.
I materiali esposti evidenziano anche l’evoluzione intervenuta nel periodo considerato.

CANTINA
In quella che era la cantina sotterranea della villa abbiamo ricreato una cantina-tipo, dove si trasformava l’uva in vino e dove si maturavano insaccati e prodotti caseari.

In altri locali della villa sono stati allestiti spazi espositivi che documentano le varie attività artigianali un tempo esistenti in valle: quelle del calzolaio, dello zoccolaio, del falegname, del tornitore, del fabbro, del fabbricante di orologi da torre.

Il museo, che dispone anche di una raccolta di orologi da torre prodotti ad Albino, è aperto la domenica dalle 10 alle 12, mentre negli altri giorni è visitabile su richiesta.

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Etna, tra miti e leggende, lo sci è con vista Ionio

Tempo di neve, tempo di Etna. Chi lo ha detto che per sciare si deve andare solo al nord. Il Monte Etna
o Muncibbeddu in siciliano ovvero Mongibello è la meta ideale se vuoi andare nella bella Sicilia, di cui è simbolo nel mondo.

Listen to “Piobbico, il regno dei brutti e di tanta bellezza” on Spreaker.
 

E’ il più grande vulcano attivo in Europa, oltre che uno dei più alti. Inserito dal 2013 nella World Heritage List UNESCO. Ricco di bellezza, storia e miti … si dice che l’attività di ceneri ed eruzioni laviche del vulcano sarebbero il ‘respiro’ infuocato del gigante Encelado, sconfitto da Atena e intrappolato per l’eternità in una prigione sotterranea sotto il Monte Etna, e i terremoti sarebbero causati dal suo rigirarsi tra le catene.

Vuoi avere il privilegio di sciare sul vulcano più attivo del continente? È possibile sia sul lato nord che sul lato sud dell’Etna. Vuoi osare?

Un po’ di numeri

Il Monte Etna si trova sulla costa orientale della Sicilia ed è il vulcano tra i più attivi del globo. Grazie ai 2700 anni di attività eruttiva, l’altezza massima del cono vulcanico oggi supera i 3300 metri di altitudine su circa 45 km di diametro di base. Tali dimensioni lo rendono il vulcano terrestre più imponente d’Europa e dell’intera area mediterranea.

Inserito nella Riserva Naturale del Parco dell’Etna, caratterizzata da formazioni rocciose sia piroclastiche sia laviche, profondi canyon e dalla Grotta del Gelo, una cavità in cui si è formato un ghiacciaio perenne, troviamo la Valle del Bove, una depressione vulcanica con la forma di un’enorme conca situata sul versante orientale del vulcano.

Attività

Tra le attività più amate in quest’area ci sono le escursioni sull’Etna: il Parco e il vulcano sono esplorabili lungo numerosi sentieri naturalistici aperti a tutti, ideali per godere di un panorama indimenticabile.
Oltre alle passeggiate, potrete scegliere di fare un trekking sull’Etna per esperti, o di inforcare una bici.

Dove sciare

Un’esperienza incredibile, infine, è sciare sull’Etna: i comprensori sciistici sono quello di Nicolosi, tra i 1910-2700 metri, e quello di Piani di Provenzana – Linguaglossa, tra i 1800-2317 metri.

L’area Etna-nord offre la possibilità di sciare partendo da quota 1800 metri e arrivare a quota 2400 metri con 3 skilift e una seggiovia con 4 piste rosse e 2 blu. Inoltre si può anche praticare lo sci di alpinismo, disciplina che ti fa provare a 360° l’adrenalina di sciare su un vulcano attivo come l’Etna.

Il primo comprensorio, di maggiori dimensioni, si estende da Nicolosi sino ai 2700 metri in località Montagnola comprendendo una telecabina a sei posti, una seggiovia biposto e 3 skilift su 3 piste rosse ed una blu, per lo sci alpino. Dagli impianti è possibile raggiungere le principali piste sciistiche a quote diverse:
– con le telecabine si raggiunge la pista “Piccolo rifugio” a quota 2.500 m (lunghezza 2.700 m – dislivello 580 m – pista colore rosso);
– con la seggiovia si raggiunge quota 2.142 m (lunghezza della pista 865 m – pista colore rosso);
– con lo skilift Omino si raggiunge quota 2.294 m (lunghezza della pista 1.992 m – pista colore rosso);
– la Montagnola parte da quota 2.500 m fino a quota 2.604 m.

La seconda skiarea Conserva Etna Nord Linguaglossa Piano Provenzana è dotata di una seggiovia quadriposto e 3 skilift che servono 4 piste rosse e 2 blu per la discesa.

Mentre a Nicolosi il versante è privo di vegetazione, le pinete ricoprono Provenzana da cui si ammira il mare Ionio. Coloro che preferiscono lo sci nordico trovano percorsi naturali designati dall’ente parco e dalla forestale a Piano Vetore (vicino a Nicolosi), a Piano Provenzana e nell’anello nel territorio di Maletto.

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Villaggi rupestri, connutti, arte e bellezza a Vignanello

Immersa nella Tuscia, eccola lì, che svetta nel verde, tra le scenografiche forre che caratterizzano la zona, è Vignanello. Meta viterbese già molto nota, infatti non ti parleremo delle sue bellezze più blasonate, ma vogliamo raccontarti di quei luoghi, più piccini, che a noi piacciono tanto…

Ascolta “Villaggi rupestri, connutti, arte e bellezza a Vignanello” su Spreaker.

Accompagnaci. Entriamo nel villaggio rupestre di San Lorenzo. Non sarà facile da trovare. Munisciti di mappe e navigatore! Qui ci sono le grotte che prendono il nome del santo, non sono tra le più conosciute, ma belle anche per questo. Qui c’era un insediamento monastico organizzato sul lavoro agricolo, una realtà autosufficiente, con disponibilità di acqua, prossima alle vie di comunicazione e tuttavia mimetizzata sulla parete di una valletta. Un nucleo abitato che comprende la necropoli, i depositi di derrate, gli ambienti residenziali domestici, la cappella, le stalle e aree rustiche per il lavoro dei prodotti dei campi. Se aggiungi la presenza di affreschi, troverai più di un motivo per organizzare un’interessante passeggiata dedicata all’archeologia medievale.
Sbalordito, vero?
Ma proseguiamo…

Dal Molesino, alla Valle della Cupa, di Cenciano e di San Rocco, tutte aree archeologiche di inestimabile valore, se ne possono visitare delle parti, grazie all’Associazione ‘I Connutti’ fatta di volontari vignanellesi, che hanno reso parzialmente percorribili una serie di cunicoli di epoca falisco-etrusca, chiamati non appunto i Connutti, che attraversano il sottosuolo del paese, congiungendo il Castello Ruspoli alla Chiesa Collegiata e diramandosi poi per qualche chilometro verso le campagne e il paese confinante. Che fascino!

Certo, a Vignanello si deve venire con scarpe comode e con il mood di Indiana Jones!

Se ami invece l’architettura religiosa, qui c’è la chiesa di San Sebastiano, datata 1625, che custodisce una Vergine Maria con San Sebastiano e San Francesco attribuita al Pomarancio. Ma non è certo di quale, dei tre artisti toscani noti con questo soprannome, si tratti. Sbricia!
Di scuola bolognese, c’è invece la Vergine nella chiesa di San Giovanni Decollato.

La terra falisca dove svetta Vignanello è immersa in un’atmosfera fiabesca tra vicoli e cantine scavate nel tufo e il castello Ruspoli con il suo suggestivo giardino all’Italiana.
Tra le tradizioni che caratterizzano questo delizioso spicchio di Tuscia, c’è il vino.
Risale almeno al secolo IV a.C., come suggerisce il ritrovamento nella necropoli del Molesino di uno stamnos falisco a figure rosse, in cui Dioniso rivela a suo figlio Oinopion il segreto per la produzione del vino. Lo stamnos è esposto nel Museo nazionale etrusco di Villa Giulia, a Roma. Ci andrai dopo la vostra visita a Vignanello!
Il commercio di vino più consistente è da sempre stato diretto verso la Capitale e il Greco di Julianellum, antico nome di Vignanello, appare sulle mense dell’aristocrazia ecclesiastica ad opera di Ortensia Farnese che governò il paese nel XVI secolo.

Cin Cin!
Termina il tuo giro vignenellese nel centro storico. Da Piazza della Repubblica, proprio di fronte ad una delle chiese più graziose del paese, la Collegiata di Santa Maria delle Presentazione fino ad arrivare alla Chiesa di San Sebastiano, esempio di creatività barocca. I vicoli. Le botteghe. Comignoli fumanti. Non vedrai l’ora di tornare, non appena sarai risalito in macchina.
Per prenotare tutte le visite che vorrai, nella bella Vignanello, chiama il numero della Biblioteca Comunale 0761 75 43 39

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Zuppa di cicerchia... freddo non ti temo!

Gusto e storia a Serra de’ Conti. L’itinerario di gusto

Non c’è autunno senza cicerchia!
Siamo nelle Marche, in uno spicchio di terra tra le colline, terra magica che anno dopo anno fa sbocciare un’eccellenza, un legume antico che è tornano alla luce, grazie alla dedizione e alla volontà di Serra de Conti. È qui che siamo, ed è qui che vi vorremmo tutti.

Ascolta “La cicerchia, storia è gusti di Serra de’ Conti” su Spreaker.

Qui c’è la cicerchia bbbbbuona. Con cinque “b”. Ma potrebbero anche essere di più, le “b”. Perché più buona di quella di Serra de Conti non troverai.
Viene servita in tanti modi, ma quello che più di ogni altro ci piace da impazzire è nella pagnotta svuotata dalla mollica e ripiena di zuppa calda di cicerchia.
L’acquolina è in bocca al sol pensiero!

Non è facile spiegare il valore della cicerchia, perché non solo è buona e ha una quantità di proprietà organolettiche da far sobbalzare anche i più integralisti della sana alimentazione… ma la cicerchia sta a Serra de Conti come…. Diciamolo pure, con onestà e umiltà, ebbene come il Colosseo sta a Roma.

Infatti devi venire per credere! Assaggiala e ci dirai! La cicerchia ti aspetta ogni anno, l’ultimo fine settimana del mense di novembre.

Conosciuta e ampiamente utilizzata già dagli antichi Romani la cicerchia è un legume che ha pochi grassi e molti amidi e, averla in dispensa, costituiva una garanzia per l’imminente inverno perché ha un buon rapporto proteico superiore del 30% a quello dei ceci, del pisello e della lenticchia. Prendi nota, raccontalo in giro, farai un figurone!

Divenuta oggi elemento di identità delle Terre del Verdicchio, la cicerchia è un legume antico che cresce anche nei terreni marginali e più impervi: simboleggia quindi la volontà di resistere anche in situazioni avverse e festeggiarla in questo momento storico, è davvero di buon auspicio, ancor più tenerne una scorta a casa! Vieni a Serra de Conti con iul bagagliaio vuoto!

Di cantina in cantina sarà un viaggio nel sapore delle Marche, di cui la cicerchia è regina indiscussa. Ma c’è anche il Lonzino di Fichi, non che sia un concorrente, ma a gusto… se la batte dignitosamente. C’è la Sapa… non sai cos’è. Non te lo sveleremo, dovrai esser presente a Serrà de Conti per la Festa di sua maestà la Cicerchia.
Non perderti tra una passeggiata e l’altra un goccino, anche un po’ di più, di vino di visciola… toccherai il ciel con un sol dito!

La panza è dunque piena. Idee per smaltirla e non vedere i draghi durante il sonno? A Serra de’ Conti meritano una visita il Museo delle Arti Monastiche, una struttura unica nel suo genere che racconta oltre cinque secoli di vita claustrale attraverso gli oggetti della vita quotidiana e delle attività manuali delle monache, oltre al Chiostro di San Francesco annesso al Palazzo Comunale, al Monastero di Santa Maria Maddalena e al percorso panoramico di San Paterniano.

È tutto chiaro? Ti abbiamo informato per bene sulla cicerchia? Riascolta il podcast, che poi a Serra de Conti, prima di entrare ti interrogheremmo!

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Parco dei Nebrodi, tra natura e tradizione

Il Parco dei Nebrodi, luogo tra i più incontaminati della Sicilia, se non altro dal punto di vista naturale, è il nostro Fuoriporta per questa settimana. 86000 ettari di superficie, è la più grande area naturale protetta della Sicilia.

Ascolta “Il foliage, l'impietrata, e molto altro nella bella Serra de' Conti” su Spreaker. 

E’ un luogo davvero unico, che mostra un altro lato della Sicilia che probabilmente molti non conoscono.
Chiudi gli occhi e in un attimo ti sembrerà di stare nelle località montane del Nord Europa. Sei in Sicilia!
Qui le temperature in inverno possono raggiungere anche i -10 gradi, vista l’altitudine e i vasti boschi…
Ci sono laghetti, cascate e magnifici punti panoramici, dai quali potrai anche ammirare i maestosi grifoni, che sono stati reintrodotti nel parco qualche anno fa.

I Nebrodi, insieme alle Madonie ad ovest e ai Peloritani ad est, costituiscono l’Appennino siculo. Si affacciano, a nord, direttamente sul Mar Tirreno, mentre il loro limite meridionale è segnato dall’Etna, in particolare dal fiume Alcantara e dall’alto corso del Simeto.

Tra i punti di interesse più belli ti segnaliamo:

Le Grotte del Castro, paradiso dei Grifoni e dell’Aquila Reale. Sono rocce cristalline lisce e lucenti, fatte da calcari dolomitici bianchi e rosa.
Raggiungono un’altezza di 1314 metri. Sulla vetta sono ancora visibili le tracce di un antico centro fortificato, con resti di una fortezza ed una torre di avvistamento, di probabile origine bizantina VI secolo dopo Cristo, circa.
Queste rocche ospitano la grotta del Lauro, ricca di stalattiti e stalagmiti, raggiungibile attraverso un itinerario di tre chilometri che da Alcara Li Fusi si snoda lungo la strada per Portella Gazzana ed oltre, per ancora un chilometro lungo un tortuoso ed impervio viottolo.

C’è poi la Cascata del Catafurco, la più bella dei Nebrodi, meta perfetta per piacevoli trekking immersi nella natura. E’ possibile scegliere tra due differenti percorsi che giungono sino alla cascata. Due piacevoli passeggiate adatte a chiunque goda di buona forma fisica. Chi desidera arrivare a destinazione più rapidamente può imboccare la vecchia trazzera che parte da contrada San Basilio e che, con 4 chilometri di cammino, conduce sino alla cascata. Lungo il tragitto si potranno ammirare l’antico villaggio dei pastori in Contrada Molisa, oggi in parte abbandonato, dove sono ancora visibili le casupole in pietra edificate senza l’ausilio della malta e i caratterstici “pagghiari”(i pagliai) utilizzati dai pastori come riparo. Per far ritorno a contrada San Basilio si potrà seguire lo stesso percorso a ritroso. Chi, invece, ama camminare potrà intraprendere il suggestivo percorso ad anello di 11 chilometri che parte da Portella “Addrichi”, nel territorio di Galati Mamertino, a poca distanza dall’Area del Capriolo e percorre un sentiero sterrato per circa 7 chilometri prima di arrivare alla Cascata, dalla quale, poi, si potrà imboccare la trazzera che attraversa il villaggio di Molisa per far ritorno a Contrada San Basilio.

L’ultima tappa che noi ti consigliamo di non perdere è il Lago Biviere. Qui il telefono non prende quindi studia la zona prima di partire.
Il posto è meravigliosa ricco di natura e animali. Il lago è circondato da uno steccato e filo spinato, non è necessario scavalcare, c’è un cancelletto in pali di legno percorrendo la strada verso floresta. Guarda la mappa in versione fotografica e vedrai i sentieri e gli ingressi attorno al lago.

Prima di andar via, scopri la millenaria civiltà dei contadini e dei pastori nebrodensi che si riflette in numerose produzioni artigianali. Ricami di tovaglie e lenzuola eseguiti a mano, ceste e panieri di giunco o canna, oggetti per uso agricolo in legno o ferla, lavorazione della pietra e del ferro battuto, realizzazioni, con antichi telai, di colorate stuoie e tappeti (pizzare), produzione di pregevoli ceramiche sono i segni tangibili dell’operosità e della fantasia del popolo dei Nebrodi.

I prodotti alimentari... buonissimi: il dolce o piccante canestrato, il gustoso pecorino, la profumata provola e la delicata ricotta vengono, ancora oggi, lavorati dalle sapienti mani dei pastori. Le produzioni d’olio d’oliva, miele, nocciole, pistacchio e frutti di bosco; saporite le conserve dei pomodori, funghi e melanzane; molto apprezzati i dolci con pasta reale, chiacchiere, ramette, crispelle, latte fritto, giammelle, pasta di mandorle.

Un buon Fuoriporta non può che chiudersi a tavola!

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A passeggio tra bellezza e storia a Pietrasanta

Pietrasanta è un tesoro da scoprire anche quando l’effervescenza dell’estate si spegne e le giornate si fanno, pian piano, più uggiose. Sono diversi, infatti, i punti d’interesse che rendono la cittadina versiliese una meta imperdibile per chi ama la cultura e per chi vuol godere della bellezza, che qui si può vivere tutto l’anno, in coppia, in famiglia o anche in un affascinante viaggio solitario.

Ascolta “A passeggio tra bellezza e storia a Pietrasanta” su Spreaker.

Molti di questi luoghi sono raggiungibili in una manciata di passi, ai quattro lati della centralissima piazza Duomo.

Andiamo!

Il Complesso di Sant’Agostino, formato dalla chiesa e dall’attiguo ex convento, con il caratteristico chiostro, è uno dei luoghi più particolari e visitati di Pietrasanta. La chiesa fu edificata nel XIV secolo dai frati agostiniani. Una scalinata in marmo conduce all’interno, dove il pavimento su tre livelli segue la pendenza del terreno ed è costellato da numerose lapidi sepolcrali di antiche famiglie nobiliari.
A fianco della chiesa si trova il convento con il suo splendido chiostro, un susseguirsi di colonne in marmo che, un tempo, era interamente affrescato dal pittore senese Astolfo Petrazzi con episodi della vita di Sant’Agostino, opere rimaste, in parte, ancora visibili. Il complesso è oggi sede del centro culturale “Luigi Russo”, della biblioteca comunale e del caratteristico Museo dei Bozzetti “Pierluigi Gherardi”.
Proprio qui si perfeziona un percorso espositivo unico al mondo, lungo i corridoi del chiostro che offrono al pubblico oltre 1000 opere donate da artisti di tutto il mondo, testimonianza tangibile dell’attività scultorea che ha animato Pietrasanta dall’inizio del Novecento all’età contemporanea.

Fernando Botero, Giò Pomodoro, Igor Mitoraj sono solo alcuni dei grandi artisti che qui si trovano rappresentati da bozzetti in gesso che raccontano la prima idea dello scultore, poi trasformata nelle grandi opere che oggi si trovano in diverse parti del mondo.

Appena usciti dal Sant’Agostino ecco Palazzo Moroni, sede del Museo archeologico versiliese “Bruno Antonucci”. Nato grazie alla raccolta di reperti archeologici riportati alla luce grazie all’attività di ricerca sul territorio della Versilia e nelle aree limitrofe, offre ai visitatori un affascinante percorso dalla Preistoria al Medioevo, dalle punte di freccia e i manufatti in pietra datati all’Età del Rame, fino alle ceramiche rinascimentali dalle ricche lavorazioni e decorazioni. L’edificio, con la sua doppia scala esterna, è uno dei più caratteristici della città, dal punto di vista storico e architettonico.

Sul lato opposto della piazza, Palazzo Panichi ospita invece il museo dedicato a padre Eugenio Barsanti inventore, con Felice Matteucci, del motore a scoppio. Al primo piano sono conservati prototipi e documenti che hanno portato i due inventori italiani alla realizzazione del primo modello funzionante, oltre a una serie di oggetti personali e cimeli. La città di Pietrasanta, dal 2006, celebra i due rivoluzionari progettisti con un Premio internazionale a loro intitolato, riconoscimento a quanti proseguono l’opera di ricerca e perfezionamento dei mezzi a motore.

L’edificio che domina, maestoso, la piazza centrale di Pietrasanta è la Collegiata di San Martino. Gioiello del 1300 rivestito di marmi bianchi, con una facciata dal profilo spiovente impreziosita da numerosi elementi come il raffinato rosone, vari bassorilievi e alcuni stemmi relativi alle dominazioni esercitate, nei secoli, sulla città, accoglie all’interno affreschi, opere scultoree di alto pregio e la venerata reliquia della “Madonna del Sole”.

Sulla sinistra del Duomo si erge, infine, il campanile. Alto 36 metri ed edificato tra la fine del XV° e l’inizio del XVI° secolo, in laterizi rossi, all’interno sviluppa una scenografica scala a forma elicoidale che, senza alcun sostegno al centro, crea l’illusione di portare alle porte del Cielo.

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Cameri tra sacro, profano e outdoor… siamo a Novara!

I primi abitanti del territorio di Cameri furono i Liguri-Levi, ma sulle origini del nome, che alcuni ritengono romane, altri celtiche, esistono diverse versioni. Una prima attribuisce il nome Cameri a “Campo di Marte”, luogo presso il Ticino dove Scipione si fermò nella battaglia contro Annibale.

Ascolta “E oggi siamo nel Castello di Compiano “dove il tempo si è fermato”.” su Spreaker.

Storia a parte, Cameri cittadina piemontese, ma a pochi passi dalla lombarda Milano, è una meta per il Fuoriporta in cui poter scoprire architetture religiose e civili, tra queste la Chiesa di San Michele Arcangelo che per gli amanti del genere è una ghiotta destinazione. Qui sono conservate diverse opere di pregio, tra le quali l’altare maggiore, risalente al 1866, l’organo, costruito dalla ditta Bernasconi e inaugurato il 2 aprile 1902, e la statua lignea raffigurante la Beata Vergine Maria, intagliata da Francesco Sella.

Dal sacro al profano, passiamo alla scoperta di Villa Picchetta assegnata un tempo come compenso di servizi bellici ai Cid, famiglia di Saragozza, abitante a Milano, che intraprese numerose opere di bonifica nel territorio e di ampliamento dell’edificio stesso, fino a quando nel 1649 passò per eredità, ai Gesuiti di Novara.

Di mano in mano, la villa oggi è inserita nel Parco Naturale del Ticino e a Giugno, per i fortunati amanti dei Fuoriporta che qui verranno, c’è un angolo della Provenza che li attende, perchè il territorio si riempie di lavanda.
D’altronde la passione di quest’angolo della provincia novarese per i fiori nasce da lontano. Leggiamo da documentazioni che il “Palatium Pichette” era circondato da giardini fioriti e piantumati con alberi da frutto già nei secoli scorsi.

Un po’ di outdoor non può mancare nelle passeggiate Fuoriporta.
La ciclovia del Villoresi è un itinerario ciclabile di circa 100 km che collega la diga del Panperduto, dove nasce il canale Villoresi, e il fiume Adda a Groppello, frazione del comune di Cassano d’Adda. Il percorso si svolge per buona parte su sede propria ma alcune parti seguono strade promiscue a bassa percorrenza. Iniziando questo viaggio in bici dal Ticino, al confine con il Piemonte, si pedala sempre in pianura superando Monza, Gessate e giungendo sull’Adda.

Lo sai che?
Il Villoresi è un canale d’irrigazione ideato da Eugenio Villoresi, un ingegnere lombardo che visse nel XIX secolo. Terminato nel 1890, ad oggi risulta essere il secondo canale artificiale più lungo d’Italia dopo quello Emiliano – Romagnolo, il canale nasce dal fiume Ticino, al confine tra Piemonte e Lombardia. Il viaggio del Villoresi inizia alle dighe del Pan Perduto, nella provincia di Varese e termina a Cassano d’Adda, quando l’acqua del canale, dopo 86 km in linea retta, entra nel fiume Adda, dove corre anche la ciclovia dell’Adda.

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Valvasone (PD) tra chiese e Medioevo, la finestra sul Friuli

Sulla destra del Tagliamento, a ridosso dell’antico guado che permetteva il passaggio di viandanti e pellegrini, c’è la bella e ancora visibilmente medievale Valvasone. Graziose calli e piazze con le antiche dimore munite di portici e preziosi decori, le sue chiese e il suo imponente maniero.

Ascolta “Autunno in Val di Rabbi” su Spreaker.

Il castello è il fulcro che diede vita al primo nucleo del borgo di Valvasone. Fu costruito nella seconda metà del ‘200 grazie a Corrado di Valvason. Ha subito nel corso dei secoli notevoli modifiche, oggi è un grazioso palazzo rinascimentale. Anche Napoleone Bonaparte passò da qui nel marzo del 1797.
Al suo interno potrai ammirare un prezioso teatrino, ad uso privato, di fine ‘700 attorniato da uno splendido fregio più antico, risalente alla fine del ‘500, affrescato con putti e scene tratte dalla mitologia classica. Nei piani superiori sono ospitati un oratorio dedicato all’Immacolata con stucchi tardo seicenteschi di Bernardo Barelio, saloni con soffitti lignei cinquecenteschi e con decorazioni neoclassiche attribuite a Domenico Paghini.
Immancabile è il Duomo del Ss.mo Corpo di Cristo. Deve la sua edificazione e la sua intitolazione alla reliquia della Sacra Tovaglia conservata al suo interno. Stupendo è l’organo monumentale che vi troverai, unico esempio esistente in Italia dell’arte organaria veneziana del ‘500, ancora funzionante nei suoi elementi originali.

Immancabile un salto nell’ex Chiesa di San Giacomo, all’interno sono stati riportati alla luce gli antichi affreschi e il basamento dell’antico altare.
C’è poi l’antica Chiesa dei SS. Pietro, Paolo e S. Antonio Abate con pregevoli affreschi come la Crocifissione di Scuola Tolmezzina di metà ‘300 e, sulla parete sinistra, una serie di Santi realizzati agli inizi del ‘500.

Il Chiostro e Convento dei Servi di Maria è l’ultima tappa a Valvasone da non perdere. Il convento, in parte ricostruito sulle antiche fondamenta, è oggi Centro Parrocchiale e ospita diverse manifestazioni paesane.

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Autunno in Val di Rabbi, tutto da vivere

Ogni stagione ha il suo fascino. L’autunno non si pavoneggia come fa la primavera con i fiori che germogliano ovunque, oppure come fa l’estate che ci tinge d’oro, o l’inverno che ci coccola con il suo calore natalizio. L’autunno è la stagione dall’eleganza silenziosa.

Ascolta “Autunno in Val di Rabbi” su Spreaker.

Siamo in Val di Rabbi. Dove l’autunno ha un fascino unico.

Cielo azzurro intenso, crepitio delle foglie che cadono ondeggiando al suolo. Estrema e selvaggia bellezza dell’incontaminata valle del Trentino. Sono tanti gli spettatori che accorrono, per apprezzarla, ma in in prima fila ci sono loro, le queen del posto. Le mucche che dagli alpeggi fanno capolino, per rientrare giù a valle.
Per l’occasione si son vestite a festa. È così prende vita la tradizionale Desmalgada. Un appuntamento unico e sacro per le genti di montagna. Centinaia di mucche verranno condotte dalle malghe di alta quota, nelle quali hanno trascorso i mesi estivi, per essere riportate a valle in attesa di passare i rigidi mesi invernali.

Sfileranno lungo le strade, agghindate con corone di fiori, foglie e campanacci, accompagnate dai loro allevatori e dalla popolazione locale in abiti folkloristici.

È questa l’unicità della Val di Rabbi. Un territorio unico da apprezzare in qualsiasi stagione.

E ora silenzio. Lo senti? È il bramito di un cervo. Un richiamo d’amore selvatico, misterioso e indimenticabile. Un suono primordiale, che si propaga anche a chilometri di distanza tra valli e crinali. Con l’approssimarsi dell’autunno, dalla metà di settembre a ottobre inoltrato, il cervo, maestoso signore delle foreste, entra nel ciclo degli amori, esibendosi in un rituale suggestivo e avvincente.

Siamo in Val di Rabbi, dove l’eleganza dell’autunno fa emozionare ed è un attimo a esser traghettati nel dolce inverno, dopotutto siamo nella Valle dei Presepi, dove i Mercatini di Natale coloranti e scintillanti, fanno breccia anche nel cuore dello scrooge più granitico.

Ogni anno, in questo spicchio di Trentino, si crea un suggestivo percorso che conduce alla Natività, ambientata in un tipico “maso”, lungo un antico sentiero animato da circa 30 personaggi a grandezza d’uomo creati da artigiani e artisti locali, che interpretano i vecchi mestieri della realtà contadina come il taglio della legna, la raccolta dell’acqua e il pascolo.
Il vero fascino della Valle dei Presepi può essere ammirato all’imbrunire, quando si accendono tutte le luci e si crea un’atmosfera davvero unica!

Tra le attività che caratterizzano la Val di Rabbi durante l’inverno c’è la discesa in slittino dalle Malghe. Un momento entusiasmante per grandi e piccini che voleranno tra la neve e in un batter d’occhio saranno davanti a una cioccolata calda. E poi ci sono le ciaspolate, adatte a tutti, dagli amanti della montagna e della neve, a chi vuole trascorrere un giorno all’aria aperta, oppure per godersi la neve fresca e raggiungere anche i luoghi più incontaminati in totale sicurezza.
Per i più preparati, lo sci alpinismo è l’attività migliore per apprezzare la montagna e le discese fuoripista.

Buona Val di Rabbi

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