Itinerari

Gerace, la Gerusalemme dello Ionio, che bellezza!

La leggenda narra che intorno al decimo secolo dopo Cristo gli abitanti della vicina Locri, per sfuggire ai sempre più frequenti attacchi dei saraceni, un popolo proveniente da oriente, furono guidati su queste alture calabresi da uno sparviero, in greco Hierax.

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Da qui deriverebbe il nome Gerace, il “borgo dello sparviero” che è pronto a sorprenderti con le sue chiese, i palazzi storici, i panorami mozzafiato e una cucina gustosa e genuina. Dalla sua rupe di arenaria che si staglia a 470 metri di altezza dal livello del mare, il tuo sguardo potrà spaziare dal Parco nazionale dell’Aspromonte, Geosito Unesco al territorio della Locride, fino al mar Ionio.

Una posizione invidiabile ma al contempo nascosta e riparata, che ancora oggi permette a Gerace di mantenersi fuori dalle rotte del turismo di massa e di conservare intatto il suo fascino antico.
Nei suoi vicoli medievali scoprirai perché questo luogo magico è conosciuto anche come “la Gerusalemme dello Ionio”, o “la piccola Firenze del Sud”.

Gerace è la città delle 100 chiese, a partire da quella più grande dell’intera Calabria: la Cattedrale di Santa Maria Assunta, di origine bizantina-normanna, che domina la città alta insieme al castello di origine normanna; ma non dovrai perdere l’occasione di visitare anche la Chiesa dalle pure linee gotiche di San Francesco, quelle bizantine di San Giovannello e dell’Annunziatella, oltre quelle barocche del Sacro Cuore e dell’Addolorata. Una visita meritano pure i diversi conventi siti nel borgo tra cui quello di Monserrato con l’annessa chiesetta.

Qui i Normanni hanno lasciato tracce indelebili della loro presenza: sotto il dominio di Roberto II Guiscardo e successivamente del fratello Ruggiero I, Gerace si è rivelato un luogo strategico per controllare i traffici costieri della Calabria meridionale. Potrai leggere il glorioso passato di questo luogo lungo le sue piazzette, le sue strade ed i suoi muri. In Piazza del Tocco ammira alcuni fra i più importanti palazzi nobiliari, Palazzo Calcheopulo, Palazzo Migliaccio e Palazzo Macrì. I sontuosi palazzi che abbelliscono Gerace sono quasi sempre forniti di portali in pietra lavorata da scalpellini locali, mentre all’interno dei vicoli si trovano numerosi archi a “volta a giustini”, costruiti con una originale tecnica tipica del luogo.

Già, perché Gerace è ancora oggi la città degli artigiani della terracotta: lavorano in grotte scavate nel tufo, continuando una tradizione artigiana molto fiorente nei secoli XVI e XVII e mai andata perduta. Nell’antico borgo si trova anche un’antica fontana del 1606 e, in prossimità del centro abitato, sono stati scoperti i resti di una necropoli, testimonianza di tre diverse epoche: ceramiche del IX secolo a.C., corredi risalenti al VII secolo a.C. e varie suppellettili, di origine greca e italiota, risalenti al VII secolo a.C.

E poi, che dire della cucina? Qui i sapori sono intensi e basati su materie prime di ottima qualità. Avrai davvero l’imbarazzo della scelta tra carni di maiale, paste fatte in casa condite con il sugo di capra, minestre caratteristiche, peperoni e melanzane ripiene, formaggi, vini e olio. E ancora i dolci: dalla cicerata a base di ceci lessi, miele e cannella alle nocatule, delle particolari ciambelle fritte, fino ai rafioli a base di uova e farina, tradizionalmente preparati in occasione dei matrimoni.

Tra i borghi più belli d’Italia, Gerace è pronta a raccontarti la sua storia tra i vicoli, i palazzi, le finestre da cui esce quel profumo di casa che è possibile trovare solo dove il tempo sembra essersi fermato. Nella roccia, tra grotte naturali come in quelle scavate dall’uomo, Gerace è umanità. È calore. È storia.

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Indietro nel Medioevo alla scoperta di Volterra

Racchiusa quasi completamente all’interno di una caratteristica cerchia di mura duecentesche, Volterra è una delle perle della provincia di Pisa che ha mantenuto intatto l’aspetto e il fascino del tipico borgo medievale,

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, dove il tempo sembra essersi fermato. Tutto l’abitato si sviluppa intorno all’antica chiesa di Santa Maria (oggi conosciuta come Cattedrale) e al contiguo pratus episcopatus, oggi piazza dei Priori. E proprio da qui non può che partire una visita alla scoperta di Volterra, con lo splendido Palazzo dei Priori, edificato da maestro Riccardo nel 1239. Da lì, muovendo solo pochi passi, è possibile raggiungere la Cattedrale (o Duomo) dedicata all’Assunta, che fu ricostruita intorno al 1120 su una preesistente chiesa dedicata a Santa Maria. Alle spalle del Duomo, in piazza San Giovanni, merita una vista il Battistero di San Giovanni, di forma ottagonale, con una particolare facciata rivestita di marmi bianchi e verdi. All’interno della splendida cinta muraria che circonda la città si possono ancora ammirare le antiche porte di ingresso al centro storico: la più famosa è l’etrusca Porta dell’Arco, inserita nel ricorso delle antiche mura del V sec. a.C, ma sono interessanti anche Porta Fiorentina, Porta a Selci e Porta Marcoli. Fra i Musei spiccano il Museo etrusco Guarnacci, uno dei più antichi Musei pubblici d’Europa, e l’Ecomuseo dell’Alabastro, nato da un progetto di museo diffuso nel territorio della Provincia di Pisa che coinvolge le principali realtà locali legate alla tradizione artigianale ed artistica dell’alabastro: Volterra, Castellina Marittima e Santa Luce. Imperdibile anche una visita al Cinquecentesco Palazzo Vitti, scelto nel 1964 da Luchino Visconti per girarvi il film “Vaghe Stelle dell’Orsa”, film premiato a Venezia con il Leone d’oro. Ma nel territorio di Volterra non mancano nemmeno i siti archeologici di grande valore, a partire dai resti del teatro romano di Vallebuona, fatto edificare in età augustea dalla famiglia Caecina sul modello degli odeon greci, ovvero sfruttando il declivio del colle, e dall’Acropoli, una vasta area nella quale, attraverso varie stratificazioni, è possibile leggere la nascita e lo sviluppo della città, a partire dalla preistoria fino al secolo XV. Prima di andar via non si possono perdere le Balze una delle zone più famose di Volterra, le Balze costituiscono un interessante fenomeno naturale di erosione. Il fenomeno erosivo ha determinato, la distruzione della più grande necropoli della città, utilizzata fin dal periodo villanoviano, delle più antiche chiese cristiane e la rovina della Badia Camaldolese del sec. XI.

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