Itinerari

Montone, dove tutto è possibile

Siamo in Umbria, il cuore verde d’Italia, lì dove gli Appennini si addolciscono in una distesa di morbide colline. Dove lo sguardo si perde nella bellezza. Dove la forchetta tintinna tra piatti colmi di bontà. E qui, che fa capolino, graziosa e invitante, la bella e ancor medievale Montone che con la sua forma di ellisse, ci racconta eloquentemente le sue origini. Dalle opere di scuola del Perugino e del Signorelli, ai sentieri immersi nel paesaggio verde, Montone sarà la tua scoperta!

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Il suo nome tuona nella storia perugina.
E’ qui che nasce uno dei condottieri più vigorosi di allora: Braccio da Montone, di lui questi luoghi parlano sempre, ancora oggi. Raggiungi il punto più elevato del borgo, li vedi quello che resta della Rocca di Braccio? Fu distrutta. Sui suoi resti c’è l’ex convento di Santa Caterina, che oggi ospita l’archivio storico comunale. Uno dei più importanti dell’Umbria, per il ricco patrimonio documentario. Braccio non avrà più la sua Rocca, ma chissà che non apprezzi cosa oggi è diventata…cosi come lo fanno i tanti visitatori che a Montone vogliono tornare, dopo averla conosciuta la prima volta.

E se anche tu, sei tra questi, salta in macchina. Ti aspettiamo!
Prima tappa alla Collegiata di Santa Maria e San Gregorio. Per chi ama il turismo religioso questa è una meta fondamentale nel nostro viaggio a Montone. È qui che è custodita la Sacra Spina, esposta al pubblico solo il lunedì di Pasqua e la penultima domenica di agosto di ogni anno. Ma la bellezza della Collegiata e la sacralità che qui si respira, meritano una visita in qualsiasi momento dell’anno!
La chiesa è ricca di affreschi e tele, come “L’ultima cena” del fiammingo Calvaert, alza gli occhi, è sopra la porta della sagrestia.
Gli apostoli, in attesa della discesa dello Spirito Santo, sono nell’affresco della volta, realizzato da Giovanni Parenti, caposcuola dell’accademia Fiorentina.

Proseguiamo in direzione del Complesso Museale di San Francesco. Qui è lo stile gotico a farla da padrone nella chiesa dedicata al santo. Guarda la gradinata, che spettacolo il panorama!! All’interno troverai numerosi affreschi di scuola umbra. Con l’attiguo ex convento francescano, la chiesa è il nucleo centrale del Polo museale di Montone. Ma non l’unico! Oltre al Polo di Santa Caterina, nell’ex convento sorto sui resti della Rocca di Braccio, c’è il Polo di San Fedele, dove si trova l’auditorium e il piccolo teatro nel quale viene organizzata ogni anno una stagione teatrale che raccoglie danza, musica e spettacoli di prosa.

Montone è il borgo ideale per ogni gusto!
Sosta meritata, dopo quest’immersione d’arte, nell’incantevole piazza di Fortebraccio. È nel cuore del borgo medievale, da dove partono numerosi vicoli fiancheggiati da case con muratura a cortina. E’ un luogo suggestivo, dove è possibile respirare un’atmosfera d’altri tempi. Puoi vedere, svettante tra i vicoli del borgo, l’alta torre civica con l’orologio su una facciata. Viste d’altri tempi!
C’è poi la cinta muraria, in cui si aprono le tre porte, quella del Verziere, di Borgo vecchio e del Monte, che corrispondono ai suoi tre rioni. Da quale vuoi fare il tuo ingresso?

E ora silenzio. La notte cala. Il cielo si riempie di bellezza. Ti portiamo nell’unico luogo dove vorresti stare in questo momento, l’Osservatorio Astronomico del piccolo borgo di Coloti! A Montone c’è davvero tutto, per trascorrere il tempo nel miglior modo possibile. E come Dante e Virgilio, nell’ultimo verso dell’Infermo, anche noi ci fermiamo a “riveder le stelle”.

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Albino e l’occhio etnografico

Siamo nella Valseriana, ad Albino, il centro abitato più grande delle Orobie Orientali. Meta curiosa per il tuo Fuoriporta. Dall’itinerario dedicato alle chiese, alla passeggiata lungo il fiume Serio, o un divertente outdoor nella Valle del Lujo.

Ascolta “Santhia’, dove il carnevale è storico e colossale” su Spreaker.

E’ inoltre d’obbligo la Ciclovia della Valle Seriana che si sviluppa lungo il corso del fiume Serio che offre passeggiate e pedalate nella natura, lontano da traffico ed inquinamento, per riscoprire spazi un tempo abbandonati, ma dal fascino notevole. Ad essa è collegata l’area Prato Alto, una zona di circa 40.000 metri quadrati di notevole importanza naturalistica. Accessibile al pubblico tutto l’anno, conserva quella che un tempo era l’originale copertura forestale della zona lungo il corso del fiume Serio.

Ma noi vogliamo concentrarci su una meta in particolare: il Museo etnografico.

Racconta i manufatti, elemento che meglio di qualsiasi altro dà voce al lavoro e alla cultura popolare locale, in particolare alla civiltà contadina.

E’situato a Comenduno nell’edifcio con la torre, una dipendenza della Villa Briolini Regina Pacis, ora di proprietà del Comune di Albino, un tempo utilizzato per raccogliervi la parte padronale dei generi prodotti dai mezzadri dei Briolini, industriali della seta.

Gli allestimenti museali sono suddivisi in sei diversi ambienti della villa Briolini Regina Pacis.
Al piano terreno dell’edificio con la torre, potrà essere seguita la sequenza granoturco-frumento, che documenta compiutamente le fasi lavorative necessarie alla produzione di farine alimentari partendo dalla terra che il contadino aveva in dotazione.
Ci sono poi…

CASA CONTADINA
Al primo piano si possono ripercorrere gli ambienti di una casa contadina, dove le famiglie contadine vivevano e lavoravano, dove sono esposte le attrezzature che vi trovavano posto.
I materiali esposti evidenziano anche l’evoluzione intervenuta nel periodo considerato.

CANTINA
In quella che era la cantina sotterranea della villa abbiamo ricreato una cantina-tipo, dove si trasformava l’uva in vino e dove si maturavano insaccati e prodotti caseari.

In altri locali della villa sono stati allestiti spazi espositivi che documentano le varie attività artigianali un tempo esistenti in valle: quelle del calzolaio, dello zoccolaio, del falegname, del tornitore, del fabbro, del fabbricante di orologi da torre.

Il museo, che dispone anche di una raccolta di orologi da torre prodotti ad Albino, è aperto la domenica dalle 10 alle 12, mentre negli altri giorni è visitabile su richiesta.

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Valvasone (PD) tra chiese e Medioevo, la finestra sul Friuli

Sulla destra del Tagliamento, a ridosso dell’antico guado che permetteva il passaggio di viandanti e pellegrini, c’è la bella e ancora visibilmente medievale Valvasone. Graziose calli e piazze con le antiche dimore munite di portici e preziosi decori, le sue chiese e il suo imponente maniero.

Ascolta “Autunno in Val di Rabbi” su Spreaker.

Il castello è il fulcro che diede vita al primo nucleo del borgo di Valvasone. Fu costruito nella seconda metà del ‘200 grazie a Corrado di Valvason. Ha subito nel corso dei secoli notevoli modifiche, oggi è un grazioso palazzo rinascimentale. Anche Napoleone Bonaparte passò da qui nel marzo del 1797.
Al suo interno potrai ammirare un prezioso teatrino, ad uso privato, di fine ‘700 attorniato da uno splendido fregio più antico, risalente alla fine del ‘500, affrescato con putti e scene tratte dalla mitologia classica. Nei piani superiori sono ospitati un oratorio dedicato all’Immacolata con stucchi tardo seicenteschi di Bernardo Barelio, saloni con soffitti lignei cinquecenteschi e con decorazioni neoclassiche attribuite a Domenico Paghini.
Immancabile è il Duomo del Ss.mo Corpo di Cristo. Deve la sua edificazione e la sua intitolazione alla reliquia della Sacra Tovaglia conservata al suo interno. Stupendo è l’organo monumentale che vi troverai, unico esempio esistente in Italia dell’arte organaria veneziana del ‘500, ancora funzionante nei suoi elementi originali.

Immancabile un salto nell’ex Chiesa di San Giacomo, all’interno sono stati riportati alla luce gli antichi affreschi e il basamento dell’antico altare.
C’è poi l’antica Chiesa dei SS. Pietro, Paolo e S. Antonio Abate con pregevoli affreschi come la Crocifissione di Scuola Tolmezzina di metà ‘300 e, sulla parete sinistra, una serie di Santi realizzati agli inizi del ‘500.

Il Chiostro e Convento dei Servi di Maria è l’ultima tappa a Valvasone da non perdere. Il convento, in parte ricostruito sulle antiche fondamenta, è oggi Centro Parrocchiale e ospita diverse manifestazioni paesane.

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Gerace, la Gerusalemme dello Ionio, che bellezza!

La leggenda narra che intorno al decimo secolo dopo Cristo gli abitanti della vicina Locri, per sfuggire ai sempre più frequenti attacchi dei saraceni, un popolo proveniente da oriente, furono guidati su queste alture calabresi da uno sparviero, in greco Hierax.

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Da qui deriverebbe il nome Gerace, il “borgo dello sparviero” che è pronto a sorprenderti con le sue chiese, i palazzi storici, i panorami mozzafiato e una cucina gustosa e genuina. Dalla sua rupe di arenaria che si staglia a 470 metri di altezza dal livello del mare, il tuo sguardo potrà spaziare dal Parco nazionale dell’Aspromonte, Geosito Unesco al territorio della Locride, fino al mar Ionio.

Una posizione invidiabile ma al contempo nascosta e riparata, che ancora oggi permette a Gerace di mantenersi fuori dalle rotte del turismo di massa e di conservare intatto il suo fascino antico.
Nei suoi vicoli medievali scoprirai perché questo luogo magico è conosciuto anche come “la Gerusalemme dello Ionio”, o “la piccola Firenze del Sud”.

Gerace è la città delle 100 chiese, a partire da quella più grande dell’intera Calabria: la Cattedrale di Santa Maria Assunta, di origine bizantina-normanna, che domina la città alta insieme al castello di origine normanna; ma non dovrai perdere l’occasione di visitare anche la Chiesa dalle pure linee gotiche di San Francesco, quelle bizantine di San Giovannello e dell’Annunziatella, oltre quelle barocche del Sacro Cuore e dell’Addolorata. Una visita meritano pure i diversi conventi siti nel borgo tra cui quello di Monserrato con l’annessa chiesetta.

Qui i Normanni hanno lasciato tracce indelebili della loro presenza: sotto il dominio di Roberto II Guiscardo e successivamente del fratello Ruggiero I, Gerace si è rivelato un luogo strategico per controllare i traffici costieri della Calabria meridionale. Potrai leggere il glorioso passato di questo luogo lungo le sue piazzette, le sue strade ed i suoi muri. In Piazza del Tocco ammira alcuni fra i più importanti palazzi nobiliari, Palazzo Calcheopulo, Palazzo Migliaccio e Palazzo Macrì. I sontuosi palazzi che abbelliscono Gerace sono quasi sempre forniti di portali in pietra lavorata da scalpellini locali, mentre all’interno dei vicoli si trovano numerosi archi a “volta a giustini”, costruiti con una originale tecnica tipica del luogo.

Già, perché Gerace è ancora oggi la città degli artigiani della terracotta: lavorano in grotte scavate nel tufo, continuando una tradizione artigiana molto fiorente nei secoli XVI e XVII e mai andata perduta. Nell’antico borgo si trova anche un’antica fontana del 1606 e, in prossimità del centro abitato, sono stati scoperti i resti di una necropoli, testimonianza di tre diverse epoche: ceramiche del IX secolo a.C., corredi risalenti al VII secolo a.C. e varie suppellettili, di origine greca e italiota, risalenti al VII secolo a.C.

E poi, che dire della cucina? Qui i sapori sono intensi e basati su materie prime di ottima qualità. Avrai davvero l’imbarazzo della scelta tra carni di maiale, paste fatte in casa condite con il sugo di capra, minestre caratteristiche, peperoni e melanzane ripiene, formaggi, vini e olio. E ancora i dolci: dalla cicerata a base di ceci lessi, miele e cannella alle nocatule, delle particolari ciambelle fritte, fino ai rafioli a base di uova e farina, tradizionalmente preparati in occasione dei matrimoni.

Tra i borghi più belli d’Italia, Gerace è pronta a raccontarti la sua storia tra i vicoli, i palazzi, le finestre da cui esce quel profumo di casa che è possibile trovare solo dove il tempo sembra essersi fermato. Nella roccia, tra grotte naturali come in quelle scavate dall’uomo, Gerace è umanità. È calore. È storia.

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Pietrasanta, un museo a cielo aperto

Oggi andiamo a Pietrasanta, letteralmente un museo a cielo aperto. Siamo nell’unica città in Italia che ospita oltre 70 monumentali opere di scultura contemporanea, perfettamente incastonati tra piazze, rotonde e colline. Tutti spazi pubblici. Tutti luoghi aperti ai tuoi occhi e alle tue emozioni, siamo nel Parco Internazionale della Scultura Contemporanea.

Ascolta “Pietrasanta, un museo a cielo aperto” su Spreaker.

Pietrasanta e i Maestri scultori hanno da sempre avuto un legame profondissimo che meglio non poteva esprimere la sua forza e la sua essenza con una mostra permanente sotto il cielo di questa graziosa cittadina Toscana.

Se sei un appassionato di arte, Pietrasanta ti aspetta.
Se sei un amante della bellezza Pietrasanta spalanca le sue porte per te.
Se sei un curioso dove andare, se non a Pietrasanta, per trascorrere il tuo tempo libero?

Il Parco Internazionale della Scultura Contemporanea è l’ideale prosecuzione all’aperto del Museo dei Bozzetti per rimarcare la radicata tradizione nel campo della realizzazione di creazioni scultoree. Veramente un’eccellenza italiana!
È dal 2016 che il Parco coinvolge visitatori, che arrivano, si innamorano e ritornano. Perché le oltre70 monumentali opere di scultura contemporanea vanno viste, osservare, introitate e riviste ancora. Perché la bellezza rende belli chi la apprezza.

Questo ampio percorso all’aperto si snoda attraverso strade, piazze e giardini di tutto il territorio, dall’antico centro storico alla vivace Marina, fino alle splendide frazioni collinari.
È dagli anni ’50 a oggi che le opere hanno iniziato ad arredare Pietrasanta, tanto che nel 1991 è stato istituito il Premio annuale “Fratelli Rosselli” conferito a uno scultore (ma anche ai suoi più stretti collaboratori) che ha portato il nome di Pietrasanta nel mondo. Così molto artisti hanno iniziato a donare un’opera alla città. E il Parco si è arricchito e continua ad arricchirsi, ogni anno, di nuove sculture, è per questo che devi tornare, perchè ne troverai sempre di nuove!

Inizia con noi il percorso, seppur immaginandolo… ma poi dovrai varcare la soglia di Pietrasanta, che ti aspetta!

In Piazza della Stazione c’è la scultura di Kan Yasuda “Myomu – Chiave del sogno” ad accogliere i viaggiatori inquadrando la Rocca Arrighina conosciuta anche come la Rocchetta, all’ingresso della città. Entrando, percorsa l’antica via Francigena, oggi via Mazzini, ecco una porta contemporanea posizionata sul luogo dell’antica porta medioevale: “Peace Frame” di Nall. “Il Guerriero” di Fernando Botero, invece, osserva maestoso piazza Matteotti, dove si trova anche il palazzo comunale.

Fuori dall’abitato storico, “La Potenza al Cubo” di Stefano Pierotti, rappresenta una vela gonfiata dal vento che dà il benvenuto ai visitatori del pontile di Tonfano, sulla Marina.
L’intero lungomare, come pure le rotatorie di collegamento al centro cittadino, sono scandite da una lunga serie di installazioni che coniugano forza e leggerezza.

Salendo poi alle frazioni collinari di Pietrasanta, ecco il panorama mozzafiato che regala la Terrazza sulla Versilia, a Capezzano Monte, incorniciato da “Un soffio dalla collina” di Sylvestre Gauvrit. Mentre sul percorso francigeno di Strettoia si incontrano “I Pellegrini” di Neal Barab e “Figura” di Luigi Mormorelli.

Pietrasanta è la città che resta ai primi posti nel mondo per la più alta concentrazione di laboratori artistici per la lavorazione del marmo e del bronzo e vanta il centro storico con la maggiore densità di gallerie d’arte di tutta Italia.

Unico esempio di museo diffuso della Versilia, da visitare con cartina alla mano, in autonomia, a piedi, in bicicletta o anche in auto, liberamente, 365 giorni l’anno.

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I sei musei del nord Italia più curiosi

Dal vento ai bottoni, ai capelli, tutto viene conservato e i musei sono il luogo in cui potrai trovare tutto ciò che cerchi, emozionarti e riflettere sul significato che ogni ammennicolo in teca ha per te e per chi lì lo ha posto.

Museo della Bora e del Vento a Trieste
Come i “musei veri e seri”, il Magazzino dei Venti ha le sue collezioni, eccole una ad una!
L’Archivio dei Venti del Mondo: una bizzarra raccolta di venti in scatola, un gioco che fa diventare espositori anche i visitatori: sono tanti infatti coloro che dopo avere scoperto il Magazzino spediscono il loro vento di casa o un vento raccolto in vacanza, diventando così “ambasciatori eolici”. Al momento sono più di 130 i venti imbottigliati, inscatolati, impacchettati provenienti da quasi tutto il mondo.
La Collezione artistica del Museo: “una piccola galleria del vento” che contiene opere di qualità di artisti talentuosi (Pascutto, Pastrovicchio, Pezzolato, Spigai e altri) pertinenti con i temi del museo..
L’Archivio di Silvio Polli: fotografie, pubblicazioni scientifiche, giornali, strumenti scientifici di uno dei più grandi studiosi del fenomeno, messi a disposizione dalla famiglia.
Curiosità di bora e di vento: reperti originali oppure creati ad hoc, come per esempio la “Finestra di Stendhal”, una tipica finestra triestina reinterpretata con sopra un testo del celebre scrittore che definì la bora abominable, abominevole.

Il Museo dei Pels (capelli) a Elva, in Valle Maira
A Elva, in Valle Maira, dal 2006 esiste un museo dedicato ad una professione ormai scomparsa, i raccoglitori di capelli. Gli Elvesi partivano dalle proprie case all’inizio dell’autunno per raggiungere la Lombardia o il Veneto e trovare delle donne disposte a vendere le proprie chiome per pochi soldi. I raccoglitori utilizzavano tra di loro un particolare gergo tramandato di padre in figlio e quando le trecce di capelli scarseggiavano, utilizzavano appositi pettini per raccogliere i capelli delle fanciulle. Una volta terminata la raccolta, i capelli venivano lavati, selezionati e venduti ai grossisti, che li utilizzavano per la produzione di parrucche.
Il museo raccoglie oggetti e testimonianze degli elvesi, e ne celebra la grande inventiva e creatività.

Il Museo delle campane a Montegalda, Vicenza
Questo originale museo si trova a Montegalda, in provincia di Vicenza, ed è ospitato nelle sale di Villa Fogazzaro-Colbacchini. Il percorso espositivo presenta circa 200 pezzi che vanno dai gong cinesi ai manufatti indiani, birmani e thailandesi, dalle preziose e rare campane gotiche italiane dell’XI secolo ai prodotti d’epoca moderna. Nella Sala della Fonderia viene illustrato il processo per produrre campane e campanelli e spesso, grazie alla sua eccellente acustica, ospita concerti e altri appuntamenti musicali. In un suggestivo cortiletto potrete ammirare invece le campane più grandi.

Mimumo, il museo più piccolo di Monza
Si pronuncia Mimumo, ma non è uno scioglilingua bensì l’acronimo di Micro Museo Monza, un luogo unico e da Guinness dei primati: 2,29 mq di superficie, aperto 365 giorni all’anno, 24/24h. L’ubicazione è speciale: al pianoterra della Casa della Luna Rossa, un edificio risalente al XIV secolo, affacciato sulla centralissima piazza Duomo. L’idea del MiMuMo è dell’architetto e proprietario Luca Acquati. MiMuMo é una casa di vetro per l’arte, una in vetrina, monolite di meraviglie aperto sullo curiosità della città. Il dono dell’arte in un micro teatro pubblico, una caleidoscopica lanterna magica aggettante sull’anemia della città. MiMuMo è un luogo eccentrico, trasparente e permanente, capace di dialogare con le pietre più nobili ed antiche della città, catalizzando un campo di forze creative e rigenerando una qualità dello spazio urbano come luogo di meditazione inattesa.

Il Museo del Passatempo a Rossiglione, Genova
Il Museo PassaTempo è un sorprendente viaggio nella memoria e nel costume.
Un’ampia raccolta di moto, cicli e oggetti d’epoca funzionanti, ricostruisce la storia italiana del Novecento, in particolare del secondo dopoguerra.
L’esposizione è articolata in due sedi distinte, la preesistente CASA-MUSEO e la SEDE CIVICA.
La CASA-MUSEO è un’abitazione privata che racchiude il nucleo originario della collezione PassaTempo. Gli oggetti sono esposti e organizzati per argomento, in modo tale da ricostruire fedelmente alcune situazioni tipiche della storia italiana: l’officina, l’emporio, il salotto buono, il bar del Giambellino.
La SEDE CIVICA è collocata in un edificio ottocentesco che per 120 anni ha ospitato le scuole del paese. Gli oggetti sono esposti in zone tematiche, lungo il percorso espositivo si integrano proiezioni multimediali.
Il piano terra ospita la collezione permanente di oggetti del Novecento, uno spazio dedicato alla Olivetti, la ricostruzione di un’aula scolastica e di alcune botteghe d’epoca. Al primo piano sono allestite le mostre temporanee che approfondiscono tematiche legate alla storia del costume italiano.

Il Museo del Bottone a Santarcangelo di Romagna
Vuole raccontare la storia politica, di costume e sociale dell’umanità, attraverso la simbologia dei bottoni, che si potevano comperare nelle botteghe di merceria o nelle modisterie, da fine 1800 al 2020.
I bottoni del 1900 che si vendevano nelle mercerie, dai più poveri a quelli per ostentare la ricchezza, raccontano la trasformazione dei modelli e dei materiali nell’arco di cento anni ed il modo in cui gli avvenimenti sociali, politici e di costume hanno inciso sia sulla produzione sia sul consumo dei bottoni. La maggior parte dei bottoni di questo settore proviene dal negozio della Famiglia Gallavotti, che si ottenne negli anni 20 rilevando un vecchio bazar chiuso da circa venti anni, con merce fine 1800 e primi 1900. In questo bazar vi erano, fra l’altro, un metro in legno, con timbro 1897/98, un torchietto per ricoprire bottoni di stoffa, con le molle delle matrici a vista, del 1880 circa e una parete di bottoni fine 1800 primi 1900, in stile liberty ed art decò, che disegnava oggetti di uso comune. Molti di questi bottoni hanno la simbologia di invenzioni o avvenimenti avvenuti nella società. Nel magazzino si sono aggiunte negli anni le rimanenze di bottoni del negozio.

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