I Filomeniani, le tradizioni a Mugnano del Cardinale

I Filomeniani, le tradizioni a Mugnano del Cardinale

Nei giorni scorsi ci siamo imbattuti in una storia che ci ha colpito molto… e noi siamo sempre alla ricerca di emozioni da condividere con voi…

Abbiamo “incontrato” un gruppo di ragazzi di Mugnano del Cardinale, un paesino ai piedi del Parco Regionale del Partenio in provincia di Avellino, conosciuto per il Santuario di Santa Filomena… che è la vera protagonista di questa storia.

Loro infatti si chiamano i ‘’Filomeniani’’ come omaggio alla Santa e Protomartire Filomena, protettrice del Sud, venerata per la sua purezza da sovrani, papi, e personaggi illustri. Ci tengono a sottolineare!

I ragazzi sono tutti giovanissimi, molti non hanno nemmeno 18 anni. Pellegrino, uno del gruppo, ci ha raccontato la loro passione per la santa.

Come nasce questo gruppo?

I Filomeniani nascono in occasione del Maio, tradizionale festa di origini pagane che si svolge il 10 gennaio per ricordare la nascita di Santa Filomena. Un appuntamento dove si fondano sacro e profano.Una festa molto attesa dai cittadini, ma che attira curiosi e fedeli da tutta l’Italia. Uomini, donne e bambini partecipano alla festa che si sviluppa lungo un tragitto dove alcune “squadre” organizzate trascinano dei tronchi di faggi o castagni, accuratamente selezionati, a mano, con delle funi, dalla montagna del Litto (straordinario relitto di epoca glaciale) fino al Santuario, per rendere omaggio alla Santa.

Chi era Filomena?

Filomena era la bellissima principessa dell’isola di Corfù, nata circa il 10 gennaio 290 d. C. A 13 anni il padre la portò a Roma per incontrare l’imperatore Diocleziano che minacciava guerra al suo regno. Diocleziano si invaghì subito di Filomena e le offrì il trono di imperatrice di Roma. Ella però a 11 anni fece voto di castità a Dio e rifiutò il matrimonio, motivo per il quale venne imprigionata. Dopo 37 giorni di carcere le apparve la Vergine Maria ad annunciarle che, trascorsi 40 giorni, sarebbe stata esposta a vari martiri, uscendone però indenne. E così fu: esposta nuda alla flagellazione, il giorno successivo fu miracolosamente sanata; condannata al martirio delle frecce, queste tornarono indietro uccidendo gli arcieri; legatale un’ancora al collo e gettata nel Tevere, gli Angeli spezzarono la corda salvandola, fin quando Diocleziano la fece decapitare il 10 agosto del 302 d.C.

Nel 1802 vennero ritrovati i suoi resti nelle Catacombe di Priscilla e il sacerdote Francesco de Lucia ottenne da Pio VII il corpo della santa e un’ampolla del suo sangue.

Nel 1837 venne reso pubblico il suo culto da Papa Leone IX e quasi simultaneamente il devotissimo Ferdinando II di Borbone la fece copatrona del Regno. Suoi simboli sono la Palma del Martirio, le frecce e l’ancora in ricordo della sua incrollabile fede e delle pene che dovette subire immolando la sua esistenza a Dio, ancora oggi nel Santuario si respira quell’aria di misticismo e di profonda fede che richiama migliaia di persone da tutto il mondo.

Quando avviene la celebrazione della santa?

La data più significativa è il 10 agosto di ogni anno, è il giorno in cui si ricorda il martirio di Santa Filomena.

I protagonisti di questa ritualità festiva sono i “battenti”: si tratta di fedeli così chiamati per il fatto che battono continuamente i piedi a terra in modo ritmico e cadenzato. Sono scalzi e indossano un costume tradizionale costituito da canottiera e pantaloni bianchi e da una fascia rossa in vita (i colori della purezza e del martirio), annodata al fianco con la scritta Santa Filomena, in onore della Santa.

I battenti, che vengono a piedi dai paesi limitrofi, arrivano in mattinata al santuario di Santa Filomena, posto nella piazza principale, portando offerte come mazzi di fiori, ceri e “toselli” ovvero costruzioni simboliche di dimensioni e forme diverse, decorate con nastri, carta, conchiglie. Alcuni portano la grande statua della Santa.

Il “capo paranza” al suono di una trombetta dirige la marcia. I devoti salgono in ginocchio la scalinata di accesso al santuario, avanzando, sempre in ginocchio, o carponi, fino all’altare. Si avvicinano alla statua raffigurante la Santa e si abbandonano a pianti, preghiere, invocazioni.

Le tradizioni non muoiono mai, il fatto che un gruppo di giovanissimi si dedichi con tutta questa passione è la prova che il nostro Paese le manterrà sempre vive, a qualsiasi costo. Guerra o non guerra. Covid o non Covid. L’Italia delle tradizioni resiste.

Altre info sui Filomeniani le trovate https://www.facebook.com/Filomeniani/?ref=py_c

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