Fiuggi: terme, golf, outdoor e tanta bellezza

Michelangelo la definì “L’acqua che rompe la pietra”, mentre Papa Bonifacio VIII ci si curava la calcolosi renale. Nomi più che illustri che hanno caratterizzato l’acqua di Fiuggi, che oggi puoi scoprire in due distinti parchi termali, la Fonte Bonifacio e la Fonte Anticolana. La prima è specializzata nella cura idropinica e nei servizi medici di salute mentre la seconda, che sorge all’interno di un parco naturale, ospita numerose strutture ricreative, sportive e ludiche.

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Fiuggi in provincia di Frosinone, a soli 80 chilometri da Roma, è una delle più importanti stazioni termali d’Europa e centro di produzione di un’acqua che, filtrando attraverso una coltre vulcanica, si arricchisce di sostanze benefiche in grado di depurare l’organismo e di favorire il benessere.
Ma sono davvero tante le sorprese che questo luogo ha in serbo per te, in tutti i mesi dell’anno! Fiuggi è sinonimo di relax e salute, e al contempo può offrirti suggestivi percorsi di trekking immersi nella natura, un campo da golf tra i più antichi d‘Italia, uno splendido borgo antico medievale impreziosito da caratteristici murales e tanti, irresistibili piatti tipici.

Se sei amante del golf, questo è il posto che fa per te: nato nel 1928, il campo Fiuggi – che ospita ogni fine settimana importanti gare – possiede particolari peculiarità tecniche che metteranno alla prova la tua abilità in una struttura interamente biologica. Le 18 buche, Par 70, coprono una distanza di 5.864 metri all’interno di un’oasi che si estende dalla Fonte Termale Bonifacio VIII fino al Lago di Canterno.
A proposito delle bellezze naturalistiche del territorio, con la Fiuggi Experience potrai scegliere e prenotare le tue esperienze uniche, grazie a un ricco calendario di eventi gratuiti che, fino a ottobre, ti permetteranno di avventurarti in suggestivi percorsi di trekking immersi nella natura, di rigenerarti esplorando le bellezze ed i paesaggi del Lago di Canterno e della Riserva Naturale in sella ad una bicicletta, oppure di scoprire il borgo medioevale e i suoi segreti.

Il moderno centro termale di Fiuggi che si estende a valle, immerso nel verde dei boschi di castagno, è dominato a monte da un suggestivo centro storico arroccato sulla collina. Qui potrai ammirare veri e propri gioielli come il Teatro comunale, costruito dall’architetto Giovan Battista Giovenale, Porta dell’Olmo, Corso Maggiore, Piazza Castello e il Palazzo comunale. Negli ultimi anni, inoltre, i vicoli del centro storico sono stati impreziositi da opere di street art che potrai ammirare nelle tue passeggiate, scoprendo attraverso l’arte urbana le storie e le tradizioni di questo meraviglioso territorio. E a proposito di tradizioni, qui si possono assaggiare i migliori piatti della cucina ciociara: strozzapreti con ragù, tagliolini in bianco con carne e funghi, stracotto di manzo al vino Cesanese, polenta con salsicce e maiale nero dei Monti Lepini. Non ti è venuto già appetito?

Il nome di questo luogo magico è anche quello dell’acqua che da secoli fa bene alla salute degli italiani. Le bellezze naturali e le proprietà dell’Acqua Fiuggi sono un binomio imprescindibile, che rende unica un’esperienza di viaggio. Se vuoi ritrovare il tuo benessere e vivere una vacanza indimenticabile all’aria aperta, Fiuggi è il luogo che fa per te!

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L’itinerario di Sigerico sulle tappe della Via Francigena

Fra gli innumerevoli percorsi che da varie zone d’Europa e d’Italia raggiungevano Roma, la capitale della cristianità, uno dei più anticamente documentati è l’itinerario detto “Via Francigena”: ovvero la via proveniente dalla Francia. L’itinerario di Sigerico è stata la principale fonte per la ricostruzione della moderna Via Francigena: si tratta di un itinerario di 1.800 chilometri e 80 tappe, percorso in 79 giorni dall’Arcivescovo Sigerico nell’anno 990. Un lungo viaggio per ritornare a Canterbury da Roma dopo l’investitura del Pallio Arcivescovile da parte del Papa Giovanni XV. Sigerico, su invito del Pontefice, annotò tutte le tappe, una per giorno, che lo riportavano in Gran Bretagna attraverso l’Europa: il suo diario è quindi la più autentica testimonianza del tracciato della Via Francigena da Roma fino al canale della Manica di quell’epoca. La via di Sigerico diventa così un’occasione per la conoscenza dell’identità culturale europea nei suoi aspetti storici, artistici e religiosi oltre che una vera opportunità di valorizzazione territoriale dei luoghi attraversati. Nel tratto italiano, il percorso attraversa sette regioni – Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Lazio – e 140 Comuni, per un totale di 44 tappe.

 

I sei musei del nord Italia più curiosi

Dal vento ai bottoni, ai capelli, tutto viene conservato e i musei sono il luogo in cui potrai trovare tutto ciò che cerchi, emozionarti e riflettere sul significato che ogni ammennicolo in teca ha per te e per chi lì lo ha posto.

Museo della Bora e del Vento a Trieste
Come i “musei veri e seri”, il Magazzino dei Venti ha le sue collezioni, eccole una ad una!
L’Archivio dei Venti del Mondo: una bizzarra raccolta di venti in scatola, un gioco che fa diventare espositori anche i visitatori: sono tanti infatti coloro che dopo avere scoperto il Magazzino spediscono il loro vento di casa o un vento raccolto in vacanza, diventando così “ambasciatori eolici”. Al momento sono più di 130 i venti imbottigliati, inscatolati, impacchettati provenienti da quasi tutto il mondo.
La Collezione artistica del Museo: “una piccola galleria del vento” che contiene opere di qualità di artisti talentuosi (Pascutto, Pastrovicchio, Pezzolato, Spigai e altri) pertinenti con i temi del museo..
L’Archivio di Silvio Polli: fotografie, pubblicazioni scientifiche, giornali, strumenti scientifici di uno dei più grandi studiosi del fenomeno, messi a disposizione dalla famiglia.
Curiosità di bora e di vento: reperti originali oppure creati ad hoc, come per esempio la “Finestra di Stendhal”, una tipica finestra triestina reinterpretata con sopra un testo del celebre scrittore che definì la bora abominable, abominevole.

Il Museo dei Pels (capelli) a Elva, in Valle Maira
A Elva, in Valle Maira, dal 2006 esiste un museo dedicato ad una professione ormai scomparsa, i raccoglitori di capelli. Gli Elvesi partivano dalle proprie case all’inizio dell’autunno per raggiungere la Lombardia o il Veneto e trovare delle donne disposte a vendere le proprie chiome per pochi soldi. I raccoglitori utilizzavano tra di loro un particolare gergo tramandato di padre in figlio e quando le trecce di capelli scarseggiavano, utilizzavano appositi pettini per raccogliere i capelli delle fanciulle. Una volta terminata la raccolta, i capelli venivano lavati, selezionati e venduti ai grossisti, che li utilizzavano per la produzione di parrucche.
Il museo raccoglie oggetti e testimonianze degli elvesi, e ne celebra la grande inventiva e creatività.

Il Museo delle campane a Montegalda, Vicenza
Questo originale museo si trova a Montegalda, in provincia di Vicenza, ed è ospitato nelle sale di Villa Fogazzaro-Colbacchini. Il percorso espositivo presenta circa 200 pezzi che vanno dai gong cinesi ai manufatti indiani, birmani e thailandesi, dalle preziose e rare campane gotiche italiane dell’XI secolo ai prodotti d’epoca moderna. Nella Sala della Fonderia viene illustrato il processo per produrre campane e campanelli e spesso, grazie alla sua eccellente acustica, ospita concerti e altri appuntamenti musicali. In un suggestivo cortiletto potrete ammirare invece le campane più grandi.

Mimumo, il museo più piccolo di Monza
Si pronuncia Mimumo, ma non è uno scioglilingua bensì l’acronimo di Micro Museo Monza, un luogo unico e da Guinness dei primati: 2,29 mq di superficie, aperto 365 giorni all’anno, 24/24h. L’ubicazione è speciale: al pianoterra della Casa della Luna Rossa, un edificio risalente al XIV secolo, affacciato sulla centralissima piazza Duomo. L’idea del MiMuMo è dell’architetto e proprietario Luca Acquati. MiMuMo é una casa di vetro per l’arte, una in vetrina, monolite di meraviglie aperto sullo curiosità della città. Il dono dell’arte in un micro teatro pubblico, una caleidoscopica lanterna magica aggettante sull’anemia della città. MiMuMo è un luogo eccentrico, trasparente e permanente, capace di dialogare con le pietre più nobili ed antiche della città, catalizzando un campo di forze creative e rigenerando una qualità dello spazio urbano come luogo di meditazione inattesa.

Il Museo del Passatempo a Rossiglione, Genova
Il Museo PassaTempo è un sorprendente viaggio nella memoria e nel costume.
Un’ampia raccolta di moto, cicli e oggetti d’epoca funzionanti, ricostruisce la storia italiana del Novecento, in particolare del secondo dopoguerra.
L’esposizione è articolata in due sedi distinte, la preesistente CASA-MUSEO e la SEDE CIVICA.
La CASA-MUSEO è un’abitazione privata che racchiude il nucleo originario della collezione PassaTempo. Gli oggetti sono esposti e organizzati per argomento, in modo tale da ricostruire fedelmente alcune situazioni tipiche della storia italiana: l’officina, l’emporio, il salotto buono, il bar del Giambellino.
La SEDE CIVICA è collocata in un edificio ottocentesco che per 120 anni ha ospitato le scuole del paese. Gli oggetti sono esposti in zone tematiche, lungo il percorso espositivo si integrano proiezioni multimediali.
Il piano terra ospita la collezione permanente di oggetti del Novecento, uno spazio dedicato alla Olivetti, la ricostruzione di un’aula scolastica e di alcune botteghe d’epoca. Al primo piano sono allestite le mostre temporanee che approfondiscono tematiche legate alla storia del costume italiano.

Il Museo del Bottone a Santarcangelo di Romagna
Vuole raccontare la storia politica, di costume e sociale dell’umanità, attraverso la simbologia dei bottoni, che si potevano comperare nelle botteghe di merceria o nelle modisterie, da fine 1800 al 2020.
I bottoni del 1900 che si vendevano nelle mercerie, dai più poveri a quelli per ostentare la ricchezza, raccontano la trasformazione dei modelli e dei materiali nell’arco di cento anni ed il modo in cui gli avvenimenti sociali, politici e di costume hanno inciso sia sulla produzione sia sul consumo dei bottoni. La maggior parte dei bottoni di questo settore proviene dal negozio della Famiglia Gallavotti, che si ottenne negli anni 20 rilevando un vecchio bazar chiuso da circa venti anni, con merce fine 1800 e primi 1900. In questo bazar vi erano, fra l’altro, un metro in legno, con timbro 1897/98, un torchietto per ricoprire bottoni di stoffa, con le molle delle matrici a vista, del 1880 circa e una parete di bottoni fine 1800 primi 1900, in stile liberty ed art decò, che disegnava oggetti di uso comune. Molti di questi bottoni hanno la simbologia di invenzioni o avvenimenti avvenuti nella società. Nel magazzino si sono aggiunte negli anni le rimanenze di bottoni del negozio.

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Empoli, l’altra Toscana, dove far turismo è un’emozione

E stavolta vi portiamo in Toscana… Oramai ci conoscete e ben sapete che quando siamo noi a consigliarvi la meta del vostro tempo libero non siamo mai banali, ne scontati. Sarà dunque Firenze, ennò! E’ stupenda, ma ho detto che non siamo banali! Pisa allora. Acqua…! Riproviamo con qualche indizio: qui c’è uno struscio che ha fatto storia, hai presente il colpo di fulmine… qui portava diritto all’altare! Hanno una squadra di calcio che quest’anno si è riguadagnata la Serie A…Ancora non ci sei arrivato? Qui da secoli producono il vetro verde!!!

Siamo a Empoli caro!
Nel cuore della Toscana e lungo il corso dell’Arno, in una terra che ha dato i natali a celebri personaggi come Leonardo da Vinci, Giovanni Boccaccio e, non ultimo Jacopo Carucci, esponente della ‘maniera moderna’, meglio noto come il Pontormo, è qui che il suo estro prese forma!
E’ sempre, a Empoli che nel 1260 si svolse il Concilio Ghibellino in cui, all’indomani della battaglia di Montaperti, Farinata degli Uberti, che compare nel Canto X dell’Inferno nella Commedia di Dante Alighieri, difese Firenze dalla distruzione. E poi si sa, gli empolesi (come tutti i toscani!) son burloni, fanno volare anche i ciuchi in aria! Ovviamente di cartapesta!

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Quindi si và in quel di Empoli..
Più precisamente nel quadrilatero di vie che si dipanano attorno alla scenografica Piazza Farinata degli Uberti e che qui chiamano “Giro d’Empoli”. Se sei in cerca di un buon aperitivo, un piatto tipico, l’anima gemella o sei affetto da shopping compulsivo, sei nel posto giusto. Si chiama Giro perché, in passato, i ragazzi percorrevano queste vie in un senso e le ragazze nel senso inverso: così facendo potevano scambiarsi qualche sguardo quando si incrociavano! quindi aguzza gli occhi e non fare troppo il provolone!
Se, nonostante la memoria di amori passati che emanano queste strade, non hai trovato la tua ‘madonna’, prova a cercarla tra quelle esposte nel Museo della Collegiata di Sant’Andrea! Fondato nel 1859 è uno dei musei diocesani più antichi d’Italia e ancora oggi puoi trovarci i capolavori di Masolino, Lorenzo Monaco, Filippo Lippi, Francesco Botticini, Mino da Fiesole, Bernardo Rossellino e una pregevole collezione di robbiane.

Fai qualche passo fuori dal centro. Nel borgo di Pontorme, alle porte della città, nasceva nel 1494 Jacopo Carucci, il Pontormo. Qui puoi visitare la casa natale dell’artista dove, oltre al facsimile del suo Diario, trovi una preziosa versione cinquecentesca della Madonna del Libro di cui la versione originale dipinta da Jacopo è ancora sconosciuta. Poco più avanti, nella vicina chiesa di San Michele, si conservano ancora oggi due dei suoi straordinari dipinti raffiguranti San Michele Arcangelo e San Giovanni Evangelista.

Immagino che non lo sapevi… cosa?
A Empoli c’è il Muve! Non sai cos’è? Davvero!?!
Empoli è famosa in tutto il mondo per il vetro verde, da secoli il suo prodotto simbolo.
Fino a qualche decennio fa, le ciminiere delle fornaci svettavano nello skyline di Empoli, la manifattura vetraria occupava migliaia di persone e sfornava oggetti in vetro artistico o da tavola che hanno fatto storia. Oggi le tappe di questa produzione empolese si ripercorrono attraverso gli oggetti e le storie che compongono il percorso espositivo del MuVE, il Museo del Vetro di Empoli. Prendine nota!

S’è fatta sera, e dopo aver osservato bicchieri in vetro di ogni foggia, è proprio il momento giusto per concederti un calice di vino Bianco dell’Empolese IGT magari in uno dei locali del centro o in Piazza della Vittoria dove si affaccia anche la Casa Museo di Ferruccio Busoni, straordinario pianista empolese, a cui la città dedica ogni anno una rassegna musicale di altissimo livello.

A proposito di musica…
Dal 25 al 29 agosto nel Parco di Serravalle, il polmone verde di Empoli, torna il Beat GardenFestival, cinque giorni di grande musica e non solo! Walkin, Cookin e Relaxin è il claim della manifestazione che avrà tra i protagonisti anche il buon cibo di strada e le migliori produzioni di birrerie artigianali.
Scopri il programma su www.beatfestival.net

Buona Empoli con le note del Beat Festival!

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Egna, uno scrigno di bellezza in Alto Adige

Se sei alla ricerca di un luogo autentico, lontano dai ritmi caotici delle città e allo stesso tempo dalle più blasonate località turistiche, Egna è il posto che fa per te! Egna è autenticità. Circondata da vigneti e meleti, Egna va vissuta passo dopo passo fra i suoi antichi palazzi e i caratteristici portici. Va assaporata tra deliziosi piatti tipici e i pregiati vini delle enoteche del centro.

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Le uve del Pinot Nero maturano sulle assolate colline di Mazzon: pochi ettari di terreno che custodiscono un grande patrimonio di biodiversità. Ma qui si producono tante altre pregiate etichette, anche bio, e potrai accompagnare un buon calice di vino con le delizie della tradizione: canederli, polenta, zuppa d’orzo e insalata di cappucci con speck; e ovviamente il re dei dolci, sua maestà lo strudel.

Per digerire tutto questo? Prendi nota!
Se ami la bicicletta e le passeggiate all’aria aperta, avrai davvero l’imbarazzo della scelta. Dalla ciclabile della Valle dell’Adige, alla Strada del Vino. C’è poi il tracciato della Vecchia Ferrovia della Val di Fiemme, un vero spettacolo!

Sei più da passeggio? Vieni a scoprire il Parco Naturale Monte Corno, le romantiche rovine di Castel Caldivo, il biotopo di Castelfeder e il sentiero del Dürer, che conduce all’antico ospizio “Klösterle”, non te ne andrai più!

Se hai l’avventura nel sangue le Dolomiti con il canyon del Bletterbach sono a breve distanza. Sali sulla cima del Corno Bianco; magari all’alba, per godere di un panorama mozzafiato.

Egna è la tua meta all’insegna dell’ecosostenibilità, potrai fare incetta di prodotti bio ed equo e solidali, proposti da piccolissime aziende a conduzione famigliare e fortemente legate al territorio. Vino, abbigliamento in canapa e fibre naturali, fino ai prodotti del maso e agli occhiali su misura in acetato di cellulosa. Hai un portabagagli capiente?

Egna ha tante caratteristiche, ma i portici, divisi fra “alti” e “inferiori”, li hai mai visti? I primi conservano alcuni dei palazzi signorili di maggior pregio; i portici inferiori sono invece più intimi e raccolti.

Se vuoi conoscere nel profondo Egna, non può mancare nel tuo percorso una visita al Museo di Cultura Popolare aperto dal dopo Pasqua fino a Ognissanti.

Già, ma dove soggiornare? Non te ne vorrai andar via, proprio ora? Sai che stanchezza dopo aver visto tanto!
Tra gli hotel della tradizione in pieno centro storico, c’è anche il primo Albergo Diffuso dell’Alto Adige. Ci sono dei personaggi che ti resteranno nel cuore, perchè Egna è umanità vera. Werner che ti preparerà artigianalmente il gelato nella piazza centrale. Enzo e i suoi consigli sul vino. Mentre dicono che i mazzi di fiori più belli della Bassa Atesina li prepari Karin. La lista sarebbe lunga, perché a Egna ogni prodotto o servizio è associato a un nome, a un viso, a una persona. E sono proprio le sue persone, pronte ad accoglierti con passione e allegria, a rendere questo borgo ancora più magico.

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Antrodoco, dai marroni all’outdoor e non solo

Bello d’estate, affascinante d’inverno. È tra i borghi reatini più caratteristici dell’Appennino, si erge verso le montagne, da cui si può ammirare un panorama mozzafiato sulla valle circostante. Siamo ad Antrodoco, letteralmente “tra le montagne”. La vetta più illustre da queste parti è il Monte Giano sul quale campeggia la scritta “DVX” la noterai anche a distanza di chilometri. Sali in cima, spalanca gli occhi tra il Piano della Mozza, e più sotto, il Piano di Cascina, respira a pieni polmoni perché i nonni lo dicono da sempre, che solo qui c’è l’aria buona!

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Antrodoco è un delizioso borgo nell’Alto Lazio, meta prediletta da chi ama l’outdoor ma non solo, il suo centro storico ricorda un piccolo presepe, che il fiume Velino divide a metà per poi creare le famose Gole che da esso prendono il nome. Nemmeno la mano di un architetto avrebbe fatto tanto, ma ciò che crea la natura, nessun uomo può equiparare e le Gole del Velino ne sono un buon esempio!

Mountain bike, e-bike, passeggiate qui sei nel luogo giusto, tra l’altro con organizzazioni davvero “doc” come il Cai che ti mostrerà percorsi hard o soft, dipende da che tipo ti sportivo sei: super allenato o un professionista della pantofola?

Se poi vuoi un po’ di relax cosa c’è di meglio da fare se non scoprire Antrodoco partendo dalla sua storia? Andiamo alla Rocchetta, il castello ormai rudere che svetta sul borgo, da cui ammirare l’orizzonte e il panorama naturale che circonda il paese, raggiungibile percorrendo i vicoli del borgo.

Dalla via principale si giunge invece a Piazza del Popolo dove si trova la Chiesa dedicata a Santa Maria Assunta, con la navata centrale che ha la caratteristica forma di una barca rovesciata. Poco fuori dal paese sorge la chiesa medievale di Santa Maria Extra Moenia costruita sui resti di un tempio pagano dedicato alla dea Diana. È il gioiello artistico, che racconta un’arte romanica, più importante di questo luogo. Per non parlare del suo Battistero, non ci sono parole per descriverlo, ma solo occhi per ammirarlo. La chiesa non è aperta al pubblico tutti i giorni, ma si possono prenotare visite chiamando al: 0746-578185

Passeggiando tra i vicoli, ti sembrerà di entrare in una galleria d’arte, ma a cielo aperto. Intorno splendide opere di Street Art di quattro artisti di fama internazionale Sten&Lex, Lucamaleonte, Neve e Alessandra Carloni.

Un passaggio, breve, ma intenso lo si deve al Museo Storico Militare ospitato nel vecchio edificio del municipio Palazzo Blasetti. Raccoglie divise e materiali appartenenti ai vari reparti; la sezione principale è dedicata agli alpini. Ma non è l’unico museo da vedere, devi assolutamente trascorrere del tempo nel MuseoLin Delija – Carlo Cesi, dove troverai opere dell’artista albanese e del collega pittore e incisore del 1600. Ad entrambi è titolato il museo.

Una chicca da non perde è lo storico Palazzo Pallini, sì, esattamente quello del liquore “gran mistrà”, tutte le nonne lo avevano in casa, per dare un tocco in più al caffè o al ciambellone! Ebbene la storia della nota azienda è iniziata proprio ad Antrodoco.

Il giro è finito, che facciamo se non una bella scorpacciata di marroni antrodocani, il fiore all’occhiello della produzione locale!

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E’ primavera in Val di Rabbi

La primavera è il modo in cui la natura dice “facciamo festa!”. Le parole di Robin Williams ben si prestano a descrivere la Val di Rabbi, splendida vallata alpina immersa nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio. In questo angolo del Trentino, infatti, la natura “parla”: e non c’è momento migliore della primavera per ascoltarla.
Quando la Val di Rabbi si risveglia dal lungo inverno, i prati iniziano a ricoprirsi di fiori ed erbe spontanee. Tra queste, la regina è la zicoria. Una delizia. Non a caso gli si dedica addirittura un evento il “Zicoria FestiVal di Sole”, in programma quest’anno nei weekend dal 22 al 25 aprile e dal 29 aprile al primo maggio. Sarà la tua occasione per gustare la cicoria selvatica e le erbe spontanee e immergerti nella Val di Rabbi in tutte le sue molteplici sfaccettature.

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Passeggiate, trekking in alta quota, e-bike, benessere; e ancora gastronomia, terme, riserve naturali e antiche tradizioni. È il tuo programma dedicato alla calda stagione, qui in Val di Rabbi.

Prendi nota, non è finita qui! Il ponte sospeso, le cascate di Saent e quelle di Valorz sono quelle più note, ma ti sorprenderai ad andare alla scoperta della Val Maleda e della Val Cercen, piccole valli meno note, dove il contatto con la natura è ancora più stretto.
Se preferisci le escursioni in alta quota raggiungi il Rifugio Stella Alpina al Lago Corvo e il Rifugio Dorigoni, oppure i laghi di Sorasass o il punto panoramico di Camposecco… non vorrai più andar via!

Appassionato di bicicletta? Abbiamo la soluzione anche per te in Val di Rabbi, cosa c’è di meglio del pedalare tra prati verdi, boschi fitti e un cielo azzurrissimo: si parte da percorsi semplici per i principianti, puoi anche noleggiare un’e-bike e si arriva a itinerari più impegnativi per i veri appassionati dell’outdoor!
Di relax ne vogliamo parlare? Una delle prerogative della Val di Rabbi è la ricchezza di acqua, motore del termalismo locale che qui vanta antiche radici. Le sue proprietà terapeutiche erano già conosciute nel 1650, wow!

E anche qui c’è l’imbarazzo della scelta a partire dalle Terme di Rabbi, con la loro filosofia sui benefici e le proprietà dell’acqua forta, ovvero l’acqua ferruginosa. E proseguendo con il percorso Kneipp di San Bernardo, totalmente a cielo aperto. È basato sui principi dell’idroterapia che utilizza l’acqua fredda delle cascate di Valorz. Poi ci sono i nuovi spazi realizzati all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio, come il Park Therapy nella località Coler e Frusciò, un nuovo parco sonoro che verrà inaugurato l’11 giugno di quest’anno.

Gastronomia, attività all’aperto, benessere. Ma la Val di Rabbi è anche storia. Qui c’è il Molino Ruatti, una vera e propria porta che introduce nella cultura della valle; ammirando gli antichi apparati molitori funzionanti, ci si può immergere nella vita quotidiana di un ambiente alpino del passato.
E non finisce qui!

Come ogni buon viaggio che si rispetti, anche il nostro finisce in tavola con latte, formaggi, burro e ricotta delle malghe, in alta quota, a un passo dal cielo, dove la natura ti “racconterà di s’”. Bisogna solo saperla ascoltare.

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Leonessa Fuoriporta

Leonessa è il regno dell’outdoor, bici, moto, trekking e molto ancora!

Natura, sport ed eventi. Paghi uno prendi tre! Siamo a Leonessa, la terra della celebre patata fritta, lessa o rescallata. Ogni momento è quello giusto per salire in macchina è raggiungere questo gioiello naturalistico e non solo alle pendici del Monte Terminillo, al confine con Lazio, Abruzzo e Umbria, dove l’aria buona mette appetito e da queste parti c’è solo l’imbarazzo della scelta: mozzarelle di bufala e formaggi da pascoli d’alta quota, lenticchie, farro e salumi tipici!

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Terra di mezzo, terra di bellezza, terra di emozioni, questa è Leonessa un diamante tra la neve d’inverno, con i suoi vicoli bianchi, i comignoli fumanti, il profumo delle caldarroste che si diffonde al tuo passaggio. Emozionante in estate. Trekking, mountain bike, down hill, bici elettriche, moto, per te che sei un fissato dello sport è questo il tuo posto! Leonessa è il regno dell’Outdoor, amato da ciclisti e motociclisti sia d’estate e che d’inverno!

Ma accoglie a braccia aperte anche chi vien solo per godersi il relax e l’aria buona, quella di montagna, del Terminillo, “la montagna dei romani” fresca e friccicolina, ideale per destarsi dal torpore della città. Leonessa è la tua meta Fuoriporta!
E ora, visto che non ti vogliamo “straccà la recchia” con le sviolinate partiamo!

Da dove iniziamo la visita? Dal centro storico ovviamente! È qui che possiamo comprendere il valore ancestrale della città antica di Leonessa. Vi sono palazzi risalenti al XVI e XVIII secolo, come i Palazzi Mongalli con un meraviglioso portale del XVII secolo realizzato in pietra. Ci sono poi il Palazzo Bisini, Palazzo Morelli, Palazzo Vanni e Palazzo Ettore il più grande di Leonessa. Immancabile la Torre che costituisce il simbolo più significativo dell’identità culturale leonessana.
Quindi se siete appassionati di sport, avete l’adrenalina a 1000, ma la vostra metà non ne vuol proprio sapere di arrampicate, pedalate o attività sciistiche, parcheggiatela in centro! Avrà il suo bel da farsi!

In piazza VII Aprile, vi è la Fontana Margaritiana che risale al Cinquecento, mica una banalità! Già il nome è tutto un programma! Deriva infatti da colei che la donò, niente po po di meno che Margherita d’Austria la duchessa, il cui eco rimbalzò in ogni dove.
Passeggia e passeggia ancora, c’è la Fonte della Ripa risalente al XII secolo è caratterizzata da un arco a tutto sesto. Era l’unica risorsa idrica di Leonessa, nonché la fonte del Castello di Ripa attorno al quale sorgeva il centro abitato!

Di outdoor abbiamo accennato. Di cultura anche. Vieni a Leonessa e non dai una sbirciatina alla Chiesa di San Francesco e al suo Convento… impossibile, sono troppo affascinati!
La chiesa di San Francesco e l’adiacente convento furono realizzati tra il XIII e il XV secolo. La chiesa ha una facciata romanico-gotica con un portale a lunetta e un rosone centrale. Il complesso sacro è stato realizzato in conci di pietra rossa locale e custodisce due opere d’arte rinascimentali raffiguranti: il Presepe in terracotta policroma e il Crocifisso ligneo. All’interno dell’edificio sacro vi è una cripta e diversi affreschi che raffigurano l’Inferno, il Paradiso, la Madonna dell’Ulivo e alcune scene bibliche. Vi è un campanile in stile gotico con finestra e a sesto acuto. Il convento è composto da un chiostro ed è attualmente la sede del Museo civico Demoantropologico in cui poter scoprire alcune testimonianze dei leonessani vissuti nei secoli scorsi.

E ora, amanti della montagna, degli sport e dell’adrenalina, Leonessa è tutta vostra!
Tra i Monti Reatini, il Monte Terminillo, la Vallonina, la stazione sciistica di “Campo Stella”, il monte Tilia dove vi era la vecchia stazione sciistica di Leonessa e a cui si può accedere mediante una seggiovia, inizia qui il vostro divertimento. Leonessa è il posto ideale per gli amanti di natura e montagna.

Due terzi del territorio Leonessa sono costituiti da boschi e pascoli d’alta montagna, zampillanti ruscelli, amene valli, venite al Riofuggio, al Bosco della Vallonina che racchiude incastonate le stupende verdi Valli dell’Organo.
Continua il tuo outdoor su Valla Fana, la valle dei templi, qui fu trovato un tempio di 2100 anni fa! Anche l’archeologia non manca!

Leonessa è un luogo speciale per tutti i gusti, sicuramente meta tra le più gettonate da ciclisti e motociclisti che da sempre seguono i numerosi eventi che qui si svolgono durante la primavera-estate.

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Santhià all’aria aperta, un viaggio tra risaie e bellezza

È all’aperto. È pieno di bellezza. Vi esplode una natura che toglie il fiato. È affascinante. Ed è anche gustoso! Sei nel luogo giusto, nel momento gusto!
Sei nel mare a quadretti di Santhià, un paesaggio fatto di tanti piccoli laghi delimitati da semplici argini, ma che, a uno sguardo più attento, rivela un sistema complesso e ingegnoso, oltre che meticolosamente strutturato. Sei nella risaia più grande d’Europa, qui dove un tempo Cavour fece realizzare, con mattoni e pietra naturale, un complesso sistema che avrebbe permesso l’irrigazione dei terreni e che è, tutt’oggi, da considerare il “non plus ultra” dell’ingegneria idraulica italiana ed europea. Un progetto d’irrigazione colossale che pose le premesse per il futuro “triangolo d’oro del riso”. Dove oggi sei te. A Santhià.

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Scarpe comode. Si parte alla scoperta delle risaie di quest’angolo del vercellese. Un percorso gradevole, per nulla faticoso e adatto a tutte le età e soprattutto immerso nella Via Francigena. Puoi camminare lentamente e respirare il profumo della raccolta. Perché questo è più o meno il momento giusto, tra fine settembre e ottobre. Senti l’odore della natura. È l’essenza del fresco. È un effluvio di vita, sana. Un tempo erano i buoi e le persone che, con fatica e dedizione, facevano questo lavoro. Oggi, con meno poesia, lo fanno le macchine, ma l’obiettivo è sempre lo stesso, raccogliere quel chicco candido e gustoso che rende questa zona, un fiore all’occhiello dell’Europa intera, per produzione di riso. E’ sempre qui, nel vercellese, a Santhià, che addirittura i giapponesi ne fanno incetta, di riso, per il loro sushi. Qualcosa vorrà dire!

Lo so che sei un appassionato di birdwatching, è per questo che ti abbiamo portato a Santhià! Aguzza lo sguardo perché qui si vive talmente bene, tanto da essere il rifugio dell’airone cinerino, del cavaliere d’Italia, degli ibis, di cicogne, del tarabuso, della pittima reale e tanti altri che si avvicenderanno davanti alla lente del tuo binocolo!
Se di natura ne hai abbastanza, il centro storico di Santhià, con i suoi vicoli, le sue chiese e il castello di Vettignè, sarà una valida alternativa per riposare le tue gambe.
Il Duomo di Santhià, dedicato a Sant’Agata, facciata in stile neoclasscio, tre navate, affreschi che narrano la vita della santa, di particolare interesse sono l’ex battistero, l’organo ottocentesco dei fratelli Serassi, il polittico di Gerolamo Giovenone del 1531, la cappella dedicata a Sant’Ignazio da Santhià e l’antica cripta di Santo Stefano, dichiarata, insieme alla torre campanaria, monumento nazionale!

L’ex Stazione idrometrica sperimentale, situata a poca distanza dal centro cittadino, è un altro luogo irrinunciabile, è un manufatto di ingegneria idraulica unico nel suo genere. Aveva il compito di misurare la portata, regolare e distribuire l’acqua ai tempi del Canale Cavour. Dal punto di vista architettonico si presenta come un tipico esempio di architettura industriale di inizio XX secolo, con influenze liberty ed eclettiche.
Nel cuore della campagna santhiatese sorge l’antico borgo di Vettignè, a cui accennavamo prima, formatosi intorno all’omonimo castello. Le sue parti più antiche risalgono al XV secolo. Un viaggio nella profondità della storia locale.

Che aspetti? Noi siamo qui a Santhià!

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Aggius: tra etnografia e banditismo

Il museo MEOC – Museo etnografico Oliva Carta Cannas sorge nel pieno del centro storico di Aggius, paese del quale racconta usi, costumi e tradizioni di un tempo o rendo un’esposizione intima e personale, in grado di far immergere il visitatore nel vivo del suo viaggio alla riscoperta della vita di un tempo.

Il percorso espositivo è pensato per essere accessibile e comprensibile da chiunque, senza limitazioni di sorta. L’ampiezza degli ambienti espositivi e la collocazione e disposizione degli elementi “a portata di mano” o re un rapporto diretto ed un’immedesimazione completa nel contesto museale.

Tutti gli oggetti esposti sono stati donati dalla popolazione che ha partecipato all’arricchimento del patrimonio antropologico e culturale della struttura, rafforzandone la sua identità. Ciò ha contribuito a creare un rapporto di particolare vicinanza del sistema museale con il paese che si identifica ancor di più nella struttura ritrovando, nei vari oggetti esposti, quel particolare legame che lo aiuta a riviverne la storia in un contesto nuovo e aperto a tutti.

Il museo, uno dei più grandi nell’isola, si articola in quattro ambienti: la riproduzione dello stazzo, la tipica casa gallurese di un tempo, allestita dove un tempo operava la prima scuola di artigianato tessile del paese; Casa Cannas con la vecchia scuola, la farmacia e l’u cio postale; Casa Peru contenitore multimediale della musica tradizionale aggese.

La struttura museale vera e propria, invece, nasce appositamente come ambiente espositivo organizzato per o rire sguardi prospettici diversi e per far sì che non ci siano mai spazi chiusi alla vista ma, da ogni punto, si possa avere visione degli elementi del museo da angoli sempre nuovi.

L’obiettivo è quello di offrire un percorso visivo capace di adattarsi alle esigenze di ogni visitatore secondo modalità uniche e particolari al ne di garantire una comunicazione e trasmissione dei contenuti valida ed e cace. Il museo è aperto tutto l’anno, a disposizione di chiunque voglia conoscere o rivivere un percorso esperienziale unico nella Sardegna di un tempo.

Museo del banditismo di Aggius

Il Museo del banditismo, unicum in Sardegna, è un percorso storico fatto di documenti e oggetti che raccontano il fenomeno del banditismo a partire dal 1700 no ai primissimi anni del Novecento.

Situato nella zona più antica del paese, in quello che fu il Palazzo della Pretura, si articola in 4 ambienti e racchiude al suo interno la storia di Aggius e dell’intera Sardegna. Partendo da una ricostruzione dell’antico u cio dell’Arma dei Carabinieri, il museo ripercorre le tappe che hanno visto quest’ordine a ermarsi, gradualmente e non senza di coltà, sul territorio.

Ogni documento presente è testimonianza dell’estremo impegno e del duro lavoro portato avanti per cercare di arginare il fenomeno del banditismo nell’isola. Sul versante opposto, le armi e gli altri oggetti presenti sono rappresentativi della gura dei banditi, persone cattive o costrette a evadere la legge per pura sopravvivenza; non eroi, ma uomini ordinari immersi in un tempo straordinario.

Il Museo del banditismo è un intersecarsi di vite diverse, accomunate da destini spesso simili, che ancora oggi rivivono al suo interno.

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