L’arte dell’intreccio in mostra a Castelsardo

Un sapere antico da scoprire in uno spazio museale unico nel suo genere. Passeggiando nelle vie di Castelsardo (Sassari) è possibile incontrare ancora oggi le cestinaie, figure storiche e al contempo moderne, che al di fuori dall’uscio di casa intrecciano la palma nana, il fieno marino e la rafia, come sentito dovere di comunicazione storica delle tradizioni, verso i turisti e verso i loro stessi concittadini. I loro manufatti, esposti ai turisti e ai passanti, riprendono le tecniche, le forme e i decori dell’antica tradizione ad intreccio di Castelsardo ma altresì richiamano i gusti personali e il talento innovativo dell’artigiano contemporaneo del luogo. Il Museo si articola in ben undici sale, e mette a disposizione dei visitatori anche terrazze panoramiche e aree esterne. Le tecniche dell’intreccio delle palme sono molteplici: dalle più semplici, ad annodatura, a raggiera, ad avvolgimento, a intreccio diagonale e perpendicolare, a incastro; a quelle più complesse utilizzate per gli intrecci artistici, come quella a incrocio tubolare, a raggiera bi-frontale, a cornetti, a mezza foglia, a treccia, a mazzetti, ad avvolgimento a spirale, ad avviluppamento triangolare, a ripiegamento.

 

Brisighella, a passeggio lungo la via degli Asini

E’ nota per essere la città slow e la città dell’olio e del vino dell’Emilia-Romagna. Sospesa nella valle del Lamone, a metà strada tra Firenze e Ravenna, in realtà Brisighella è molto di più: è allo stesso tempo un borgo medievale e termale, ricca di tradizioni, sapori e bellezze architettoniche. Qui le atmosfere tipiche si respirano tra le viuzze acciottolate, tra i lunghi tratti di cinta muraria che difendono ancora oggi la città e le scale scolpite in gesso. La strada principale è la via degli Asini, dove un tempo trovavano riposo gli animali degli abitanti del borgo: davvero imperdibile è una passeggiata all’ora del tramonto lungo questa strada sopraelevata, che riceve luce dalle finestre ad arco che la costeggiano, rendendo il contesto davvero speciale. A caratterizzare il profilo del borgo sono tre pinnacoli rocciosi, i famosi tre colli, su cui poggiano la rocca manfrediana (secolo XIV), il santuario del Monticino (secolo XVIII), la torre detta dell’Orologio (secolo XIX). Qui tutto crea un insieme di sensazioni e di esperienze uniche che suscitano ricordi ancestrali, lontani e vicini.

 

 

La Pieve di San Lorenzo, perla del Mugello

E’ il più ampio edificio romanico del contado fiorentino e il più importante del Mugello. Nel centro di Borgo San Lorenzo sorge la Pieve di San Lorenzo risalente al 941. La costruzione attuale risale al XII-XIII Secolo ma è stata molto modificata in diverse epoche: dopo il terremoto del 1542, nel 1814 (quando il soffitto viene dipinto a cassettoni, le finestre ingrandite e il pavimento rialzato) e dopo il terremoto del 1919. Nel 1937 poi vengono ripristinati il soffitto a capriate, le colonne romaniche e all’esterno tutte le strutture murarie sulla fiancata sinistra e all’abside. In seguito alla costruzione adiacente del monastero di Santa Caterina, la pieve di San Lorenzo viene arricchita di altari laterali e di un nuovo fonte battesimale. La ricchezza delle opere d’arte conservate all’interno testimoniano l’importanza che questo luogo ebbe in passato. Tra queste spiccano una Madonna attribuita a Giotto, un Crocifisso su tavola di scuola giottesca, una Madonna in Trono col Bambino attribuita ad Agnolo Gaddi, La Vergine e i Santi Francesco e Domenico di Matteo Rosselli. L’abside è affrescata da Galileo Chini. A lato della facciata, a destra, spicca un tabernacolo in terracotta policroma opera delle Fornaci Chini. La Pieve è aperta tutti i giorni (dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 12.00 e dalle 16 alle 19.00; il sabato e domenica dalle 7.30 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 17.30).

 

 

 

Il borgo di Limatola e il suo castello

Il suo nome della deriva da limata, in Latino limatula (fatto di sabbia o sabbioso). E in effetti nel suo territorio sono stati rinvenuti molti reperti risalenti all’epoca dei sanniti e dei Romani. Limatola, grazioso borgo di circa 4.000 abitanti in provincia di Benevento, è famoso in tutta la Campania soprattutto il suo castello, edificato nella parte più elevata del centro storico, in una posizione strategica. Edificato dai normanni sui resti di una torre longobarda, nel periodo rinascimentale fu ristrutturato e la sua architettura cambiò da militare a dimora signorile, mantenendo, comunque, alcune caratteristiche da roccaforte difensiva. Oggi rappresenta uno dei più interessanti esempi di architettura fortificata medievale presenti nel Medio Volturno, e si erge maestoso da una morbida altura su un magnifico panorama che raccoglie la vista del Matese e del Taburno. Il castello è circondato da una cinta muraria intervallata da torri circolari, dotate di scarpata fino all’altezza del cornicione. La cappella palatina dedicata a san Nicola conserva un antico crocifisso e il portone originale, mentre alcune stanze sono decorate con affreschi risalenti prevalentemente al XVIII secolo.

 

 

 

Il borgo di Grazzano Visconti, la città utopica del Duca

Una città utopica e ideale da scoprire in ogni suo angolo. E’ il borgo di Grazzano Visconti, uno dei gioielli della provincia di Piacenza, nato dal sogno di Giuseppe Visconti di Modrone (1879- 1941). Interamente disegnato dal Duca con l’aiuto dell’architetto Campanini, il borgo si sviluppa a ferro di cavallo intorno al castello. Il Duca lo ha progettato in modo che i suoi abitanti avessero tutte le comodità e i vantaggi dell’epoca moderna e al tempo stesso vi potessero studiare e lavorare per esprimere la propria creatività attraverso le arti e l’artigianato, come avveniva nel periodo medioevale. Per questo, oltre alle abitazioni, nel borgo di Grazzano Visconti si trovano molti edifici dedicati a insegnare agli abitanti tutti gli strumenti utili a vivere una vita serena e dignitosa: l’asilo per i bambini, la scuola di formazione professionale artigianale per giovani e adulti, il teatro, l’Istituzione Guseppe Visconti dove i dirigenti della Carlo Erba, una delle più avanzate case farmaceutiche dell’epoca, dovevano tenere lezioni gratuite di igiene e di tecniche agricole all’avanguardia. Da qui sono partite anche molte attività benefiche sostenute dal Duca, come le spedizioni che dovevano aiutare a debellare la malaria.

 

I carri di Santa Lucia in mostra al Museo Mechané

Dal lontano 1639 Santa Lucia è la patrona di Belpasso, il paese in provincia di Catania che, una volta ottenuta l’autonomia, volle elevare Lucia quale Santa Patrona della città. Ogni anno a dicembre, oltre alla suggestiva processione delle reliquie e del simulacro sul fercolo argenteo, si assiste all’apertura dei carri e alle cantate. Per custodire, tramandare e divulgare in senso moderno la speciale tradizione dei Carri allegorici, è nato il Mechané – Museo Multimediale dei Carri di Santa Lucia. Contiene testimonianze di opere sceniche realizzate nel corso degli anni, insieme a documenti, fotografie, video consultabili attraverso postazioni interattive. Nel museo si trovano immagini e filmati divisi in 6 macro aree: le origini dei carri con immagini antiche e filmati storici, donati dalla cineteca di Antonio e Pippo Vitaliti; una dedicata ai Quartieri che realizzano i Carri, al loro divenire storico; un’altra racchiude i filmati e le immagini attuali, realizzate quasi tutte dal partner tecnologico della Fondazione che è Videobank; una presenta il “dietro le quinte” dei Carri: la preparazione, le tensioni, il momento della “spaccata” dietro le scene, sul rimorchio, tra gli ingranaggi che il pubblico non vede; un’altra dedicata al culto di S.Lucia a Belpasso, con immagini del complesso rito della Festa e con le opere d’arte commissionate dalla comunità belpassese; l’ultima, infine, è dedicata all’attualità e alle diverse iniziative della Fondazione.

 

 

Il Cammino Materano, dalla Puglia alla città dei sassi

Da alcuni dei centri più caratteristici della Puglia fino a Matera, la città dei sassi in Basilicata. Il Cammino Materano recupera la fitta rete di strade sterrate, percorsi ghiaiosi e qualche tratto di strada romana che valorizzano al meglio il patrimonio storico-culturale di questi territori; a cavallo tra le due regioni, infatti, sono confluite in passato culture provenienti dal Nord Europa, dall’Oriente bizantino e da tutto il Bacino mediterraneo. Il Cammino è articolato in quattro vie, e prevede la possibilità di iniziare il percorso a Bari, Brindisi, Lucera e Trani per terminare a Matera nella Cattedrale della Madonna della Bruna, mirabile esempio di stile romanico pugliese, costruita a partire dal 1230 sull’area del precedente monastero benedettino di Sant’Eustachio. Ogni via rappresenta un’area della complessa storia delle Murge. E’ il caso della via Peuceta che, partendo dalla Basilica di San Nicola di Bari – la cui costruzione fu avviata nel 1087 per ospitare le reliquie di S. Nicola giunte quell’anno in città -, attraversa l’antica Peucezia con la foresta di ulivi lungo la costa, le steppe dell’altopiano delle Murge, i boschi di conifere e i querceti fino alle depressioni carsiche che originano le affascinanti lame e gravine.

 

 

 

Montagnana, un gioiello racchiuso tra mura medievali

Il suo centro storico è completamente circondato da una cinta muraria medievale lunga quasi due chilometri, che si è perfettamente conservata nel tempo. E’ soprattutto per questo che Montagnana è conosciuta non solo per il prelibato prosciutto che da queste parti si produce da tempo immemorabile, ma anche per essere uno dei gioielli architettonici della provincia di Padova. Un luogo che, non a caso, fa parte del ristretto club de “I Borghi più belli d’Italia”.

Un percorso di visita può partire da Porta XX Settembre, dalla quale si raggiunge facilmente la Rocca degli Alberidetta anche Porta Legnago, è stata costruita tra il 1360 e il 1362 ed oggi è uno dei monumenti simbolo della cittadina. Uscendo dalla fortezza svolta subito a sinistra costeggiando le mura di Via Mure Ovest e poi a destra su Via San Benedetto: dopo pochi passi si trova la Chiesa di San Benedetto, in stile tardo barocco.

Dopo una rapida visita a Porta Vicenza, proseguendo per via Roma si giunge in Piazza Vittorio Emanuele II: qui si affacciano i più eleganti palazzi storici di Montagnana, mentre sulla sinistra si erge il Duomo di Santa Maria Assunta; intitolato alla patrona della città, è stato eretto tra il 1431 e il 1502 e si presenta in stile tardo gotico all’esterno e rinascimentale all’interno.

Dopo aver attraversato la piazza, si prende via Carrarese e si giunge fino a Castel San Zeno: questo è il nucleo più antico della città, un complesso che presenta due torri di vedetta angolari e l’imponente Mastio Ezzelino, che con i suoi 38 metri di altezza offre una splendida vista su tutto l’abitato.

La Pieve Santa Maria Assunta, gioiello del Montefeltro

E’ il più antico monumento religioso di San Leo e dell’intero territorio del Montefeltro. E’ la Pieve di Santa Maria Assunta, una sorta di nave di pietra incagliata su uno scoglio, ancorata per sempre alla roccia che la sorregge e di cui si compone. L’edificio – che rappresenta la prima testimonianza materiale della Cristianizzazione di questa zona dell’entroterra riminese –  è posto infatti a cavallo di una protuberanza rocciosa del masso leontino cosicché, sia a levante che a ponente, c’è spazio per due ambienti sottostanti le navate: la cripta o confessionale ed il cosiddetto “Sacello di San Leone”; qui è conservato il fronte di un sarcofago, con la raffigurazione mistica di due pavoni che si abbeveravano: insieme al rilievo murato nella parete sud della chiesa, quest’opera costruisce la più antica testimonianza scultorea dell’edificio. La chiesa è innalzata su una pianta basilicale; vi si accede attraverso due portali praticati nei muri di fianco, ambedue ad arco a sesto pieno, mentre l’interno, ad impianto longitudinale, è scandito dalle arcate a pieno centro, impostate su sostegni alterni che dividono le tre navate. Il Presbiterio, rialzato sulla cripta, accoglie nell’incavo dell’abside centrale il bellissimo ciborio datato 882, che un’iscrizione recita dedicato dal Duca Orso alla Vergine. Ancora oggi, insomma, la Pieve resta uno dei monumenti medioevali più affascinanti dell’Italia centrale: insieme all’adiacente Duomo ed alla Torre campanaria crea l’effetto di un piccolo campo dei miracoli pisano.