Il Canale di Maria Bona a Giaglione

Grazie a quest’opera realizzata nel 1400, per molti anni il paese di Giaglione (Torino) registrò per molti anni un incremento demografico incredibile: vennero nominati irrigatori, addetti alle manutenzioni e le cause e i litigi per i cambi d’uso dei terreni e le relative tasse da pagare ai signori crearono dispute interminabili. Il “Lou Gran Blalhìe”, noto dal 1914 come il Canale di Maria Bona, è un pezzo di storia del territorio che ancora oggi è visitabile percorrendo un suggestivo sentiero pianeggiante da percorrere in alcuni tratti con cautela, a causa della vicinanza di pareti rocciose a strapiombo: il suo alveo taglia infatti le ripide pareti dei contrafforti del versante sinistro della Val Clarea ad un’altezza fino a trecento metri per una lunghezza di cinquecento metri circa, interamente scavato nella roccia. Nel periodo antecedente all’opera l’unica acqua utilizzabile era il torrente Clarea, che scorreva in alto nel suddetto vallone per poi inabissarsi nelle gorge gettandosi nella Dora Riparia senza lambire i terreni della comunità. Si rese quindi necessario pertanto costruire il canale, anche perché l’abitato era solo supportato da poche sorgenti e gran parte dei terreni non erano irrigabili. I primi progetti risalgono al 1200 ma i tentativi di deviare le acque del Clarea non sono mai stati avviati; solo nel 1400 con il superamento del Pian delle Rovine si porta a compimento l’opera.
Nel 1458 furono eletti quattro arbitri della Comunità per dirimere le questioni sui cambi di utilizzo delle coltivazioni e per gestire il complicato sistema di canali allora progettato.

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