Cortina d’Ampezzo non solo glamour Non è solo la località sciistica più glamour del turismo invernale, fu anche la prima città italiana a organizzare

Cortina d’Ampezzo non solo glamour

Non è solo la località sciistica più glamour del turismo invernale, fu anche la prima città italiana a organizzare i Giochi Olimpici Invernali, che fecero crescere il suo prestigio e la sua fama fuori dai confini. Eravamo nel 1956. Questo splendido luogo è Cortina d’Ampezzo!
Che si scii o meno una visita da queste parti è sempre un’idea grandiosa! Cortina d’Ampezzo è in assoluto la località sciistica italiana più conosciuta all’estero, oggi fin troppo inflazionata, ma noi vi invitiamo sempre ad apprezzare la realtà più autentica dei borghi in cui vi invitiamo ad andare.

Nonostante sia conosciuta come la “Regina delle Dolomiti”, posta nel cuore del versante orientale di queste meravigliose montagne, al centro della Conca d’Ampezzo, nell’alta Valle del Boite, che fu il bacino terminale di un antico ghiacciaio quaternario. Per i curiosi il Quaternario è il terzo e ultimo dei tre periodi che compongono l’era geologica del Cenozoico. E’ stato l’ultimo periodo di estrema variabilità climatica nella storia della Terra, caratterizzato da numerose glaciazioni.

Nonostante dunque il mito che la caratterizzi come cittadina votata allo sci, Cortina d’Ampezzo è altro. E’ un percorso tra chiesette, architetture civili, musei… e buon cibo.

Iniziamo il nostro percorso dalla chiesetta di San Francesco, nella piazzetta omonima, nel pieno centro del paese. Si tratta di una piccola cappella privata della famiglia ampezzana dei Costantini. Le sue forme molto sobrie, con una semplice facciata a capanna, il suo grazioso campanile a vela e la tipica copertura con scandole di larice, la rendono un gioiellino. Rimasta inalterata nei secoli, eccezion fatta per la grotta di Lourdes, fatta costruire nel 1913, sulla parete destra dell’unica navata dal sagrestano del tempo, Fedele Siorpaes.
Nell’unica aula interna, silenziosa e raccolta, spiccano sul fondo alcuni pregevoli affreschi del Trecento, notevolmente belli per chi ama il genere. Non troverete ricchi tesori d’arte dunque, ma sarete colpiti soprattutto dalla sua semplicità, in perfetta sintonia con il santo a cui è dedicata. Non se ne conoscono con precisione le origini, ma la sua esistenza è comunque documentata da una pergamena del 1396. Graziosa e suggestiva, in bella posizione tranquilla e defilata, merita!

Per gli appassionati di musei locali, Cortina nel centro congressistico Alexander Girardi Hall ha due Musei delle Regole d’Ampezzo:

Museo paleontologico Rinaldo Zardini, una raccolta di centinaia di fossili di ogni colore, forma e dimensione, trovati, radunati e catalogati dal fotografo ampezzano Rinaldo Zardini, appassionato di paleontologia. Tutti i pezzi esposti sono stati rinvenuti sulle Dolomiti e narrano di un’epoca in cui queste alte vette alpine si trovavano ancora sul fondale di un grande mare tropicale, popolato da invertebrati marini, pesci, coralli e spugne.

Museo etnografico Regole d’Ampezzo, allestito in una vecchia segheria “alla veneziana” ristrutturata, che sfruttava il moto idraulico del torrente Boite. Ivi sono esposti oggetti della vita quotidiana, contadina e pastorale di un passato non tanto lontano: sono conservati oggetti della religiosità popolare, testimonianze artistiche, utensili agricoli, tecniche di lavorazione dei materiali e abiti tipici di questa valle che vengono sfoggiati nelle maggiori occasioni.

Da non perdere poi il Museo d’arte moderna Mario Rimoldi con oltre 800 opere dei maggiori pittori del Novecento italiano: Campigli, Carrà, Cascella, de Chirico, de Pisis, Guttuso, Morandi, Mušič, Savinio, Severini, Sironi, Tomea e molti altri. Ospita inoltre numerose esposizioni temporanee su varie tematiche.

Essenza stessa dell’umanità locale è la Ciasa de ra Regoles, la Casa delle Regole. Austera ed essenziale, senza balconi e con gli affreschi esterni che propongono gli stemmi delle Regole Ampezzane, questa è la grande “casa” in cui risiedono le Regole d’Ampezzo, un ordinamento diffuso in varie zone dolomitiche, le cui origini risalgono a epoche molto antiche. Con esse vengono stabiliti i diritti di godere e gestire il territorio da parte della collettività locale, considerandolo un patrimonio inalienabile da trasmettere alle generazioni future. L’edificio ha dunque un enorme valore civile e culturale per i cortinesi, contenendo l’essenza stessa del loro vivere.
L’edificio, sulla cui facciata sono dipinti gli emblemi delle Regole partecipanti, si distingue anche per essere sede museale e del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo. Non si può trascurare durante la visita a Cortina.

Come è ovvio che sia, non mancano le architetture militari e noi non potevamo non segnalarvi il Sacrario di Pocol che si distingue da molti altri per l’alta torre che ne costituisce il corpo centrale, da cui osservare un eccezionale panorama. Qui ci sono i resti di quasi diecimila soldati dei due fronti, affratellati dalla sofferenza e dalla morte.
Il Sacrario, malgrado la grigia monumentalità, induce al silenzio e al raccoglimento attraverso spazi disposti su più piani.

Come ogni visita che si rispetti, la nostra termina sempre in tavola. I primi piatti più famosi sono certamente i chenederli, palle di pan grattato ripiene di speck, spinaci, lardo o formaggio e serviti in brodo caldo o con burro fuso. I casunziei, ravioli a mezzaluna ripieni di rapa rossa o patata, conditi con burro fuso e semi di papavero, e i pestariei, pezzetti di pasta di farina bianca e acqua cotti in latte bollente salato; questo tipico piatto rappresentava l’antica colazione degli ampezzani.

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