Cagli dal Torrione martiniano alla Chiesa di San Domenico

Sorge lungo l’antica via Flaminia alle pendici del monte Petrano, là dove il torrente Bosso si unisce al Burano. E’ Cagli, uno dei gioielli della provincia di Pesaro e Urbino: l’antica Cale che sotto il dominio bizantino fu – insieme a Gubbio, Urbino, Fossombrone e Jesi – uno dei capisaldi della Pentapoli interna o montana. Un viaggio alla scoperta di questa cittadina ricca di storia e monumenti non può che partire dal Torrione martiniano (nella foto), che fa parte di un imponente sistema di fortificazione progettato dall’architetto senese Francesco di Giorgio Martini su commissione del Duca Federico da Montefeltro. Il complesso architettonico, ancora in costruzione nel 1481, si componeva di una poderosa Rocca, in posizione sopraelevata rispetto al piano cittadino e del Torrione, inserito nella cinta urbica medievale. Se della Rocca non rimangono oggi che delle rovine, intatto rimane il fascino suscitato dalle forme e dagli ambienti del Torrione: dalla caratteristica forma a ellisse, si sviluppa su 5 piani raccordati da scale lumacate culminanti nel ballatoio aperto in cui caditoie e feritoie si alternano a difesa della città.

Seconda tappa del tour è il Teatro Comunale, raffinato esempio di teatro all’italiana”, inaugurato nel 1878 con l’esecuzione dell’opera “Il Violino del Diavolo” scritta per l’occasione dal compositore Agostino Mercuri da Sant’Angelo in Vado. Di gusto eclettico è l’elegante foyer che introduce alla sala degli spettacoli mentre nel soffitto, dalla caratteristica cromia azzurra digradante al rosa, sono mirabilmente descritte le allegorie delle sette Arti liberali; al centro della volta è possibile ammirare il rosone in legno finemente traforato e dalla duplice funzione, ornamentale e di servizio, mentre merita una menzione speciale il sipario storico in cui è descritto l’accampamento dell’Imperatore Federico Barbarossa che prese in assedio la città di Cagli nel 1162.

Non si può inoltre scoprire a pieno l’essenza della cittadina marchigiana senza visitare la Chiesa di San Domenico, lasciandosi ammaliare dalle morbide tinte dell’affresco di Giovanni Santi presso la Cappella Tiranni. Benché l’impianto architettonico sia di matrice romanica, numerosi furono gli interventi e le integrazioni successive, a partire dal portale quattrocentesco (1432), per taluni realizzato su disegno di Donato Bramante, fino all’abside e alla torre campanaria la cui costruzione è documentata alla metà del Seicento (1655 e 1658). L’interno è ad aula unica con copertura a due falde e capriate lignee. Meta di studiosi e conoscitori che fin dall’800 transitavano sulla via Flaminia è la cappella Tiranni, che ospita un affresco considerato unanimemente dalla critica il capolavoro dell’urbinate: si tratta di una Sacra Conversazione sormontata nella lunetta da una Resurrezione di Cristo.

Di grande interesse è anche la chiesa di San Francesco, edificata tra 1234 ed il 1240, che detiene il primato di fondazione francescana più antica delle Marche. Mirabile esempio di gotico medio appenninico, l’edificio si sviluppa ad unica navata con copertura a capriate lignee a due falde, presentando i caratteri di austerità e rigore tipici dell’architettura francescana.

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